Dalla prospettiva – reale – di finire i suoi giorni in un carcere cinese alla certezza che questo non potrà mai accadere grazie al rifiuto all'estradizione pronunciato dalla giustizia italiana. Inizio e fine di un incubo durato 102 giorni per un imprenditore di 52 anni, nazionalità cinese e cittadinanza italiana, residente con moglie e figli a Prato, che il 16 giugno scorso, durante un normale controllo all'aeroporto di Fiumicino, ha scoperto di essere ricercato ed è stato arrestato dalla polizia di frontiera in forza di un mandato di cattura internazionale emesso dall'autorità cinese. L'imprenditore si ritrova in carcere con l'accusa di aver commesso, tra il 2012 e il 2013, una frode contrattuale in Cina. Ipotesi da dimostrare – è vero – ma con un orizzonte da far paura: la frode contrattuale è un reato punito nell'ordinamento cinese con la pena dell'ergastolo. L'indagato nomina un avvocato di fiducia, Giuseppe Monteleone, studio legale a Vibo Valentia. Nel giro di 24 ore, il 17 giugno, il tribunale di Roma convalida l'arresto. L'uomo è rinchiuso in cella, dove resta fino al 26 giugno quando il suo difensore ottiene la revoca della misura cautelare in carcere dopo aver fatto leva su tutta una serie di questioni di diritto e aver dimostrato che le esigenze cautelari sono venute meno. L'imprenditore è libero ma si tratta di una libertà 'sospesa' in attesa della decisione della Corte d'Appello di Roma sull'estradizione. La libertà è diventata definitiva ieri, martedì 26 settembre, quando la Sezione 4 Estradizioni, al termine di una lunga camera di consiglio che all'imprenditore e all'avvocato Monteleone deve essere sembrata infinita, ha detto no alla richiesta dell'autorità cinese. “Si tratta – il commento del legale – di una decisione dell'autorità giudiziaria di uno Stato membro del Consiglio d'Europa, dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza Liu contro Polonia (sentenza dell'ottobre 2022 definita storica e rivoluzionaria per il destino delle procedure di estradizione per la Cina, ndr), ha evidenziato una situazione generale di violenza nel sistema giudiziario e penitenziario cinese”.
L'avvocato Monteleone ha prodotto ai giudici dell'Appello numerosi rapporti di associazioni governative e non governative – su tutte Amnesty International – che da anni denunciano il trattamento durissimo, e in violazione dei diritti umani, riservato ai detenuti incarcerati in Cina.
Rischia l’ergastolo in Cina ma la Corte d’Appello di Roma nega l’estradizione
Centodue giorni di incubo per un imprenditore residente a Prato, destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso dell'autorità cinese per una presunta frode contrattuale risalente a dieci anni fa. La difesa: "Ho sollevato con forza le posizioni della Corte europea dei diritti dell'uomo sul trattamento riservato ai detenuti incarcerati in Cina"
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nadia tarantino
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