C'è la palude, così la chiama il procuratore capo Giuseppe Nicolosi, che altro non è – e le inchieste puntualmente lo dimostrano – un intreccio di coperture,scambi e compiacenze da parte di appartenenti alle forze dell'ordine, professionisti, dipendenti pubblici che alimentano l'illegalità nella comunità cinese, ma c'è anche la doppia faccia, “lo sdoppiamento” per usare ancora le parole di Nicolosi, di una certa seconda generazione che invoca sicurezza e legalità ma intanto si muove su terreni che di legale non hanno niente. L'inchiesta di oggi, mercoledì primo giugno, lo dimostra in modo netto. “Assistiamo allo sdoppiamento – ha detto Giuseppe Nicolosi – da una parte l'attività criminale, dall'altra il proporsi come portatore di sicurezza e legalità: due facce che confliggono palesemente e che appartengono allo stesso soggetto”. Il procuratore fa nome e cognome: Jacopo Hsiang, la figura principale dell'inchiesta che si è tradotta in dieci provvedimenti di custodia cautelare (LEGGI). “Il tipo di criminalità che abbiamo individuato in questa indagine è una criminalità silente, intendo dire che non dà nell'occhio. La criminalità che l'associazione Cervo Bianco e altre denunciano è una criminalità che appare ma che non è tanto grave quanto quella realmente fatta da alcuni che di queste associazioni fanno parte”.
Prostituzione e droga nei circoli, Nicolosi duro: “Non si può chiedere sicurezza e poi comportarsi così”
Lo sfogo del procuratore dopo l'ultima inchiesta sulla comunità cinese. "Si scende in piazza per denunciare scippi e rapine ma poi si alimenta una criminalità che è più grave"
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