Continua il giro di vite della procura di Prato contro lo sfruttamento sul lavoro nelle aziende cinesi. Questo anche grazie agli operai sfruttati che, accogliendo l’invito fatto qualche settimana fa dal procuratore Luca Tescaroli, stanno collaborando con la giustizia denunciando i propri sfruttatori.
Così, proprio grazie ad alcuni operai che hanno rivelato le inique condizioni lavorative, altri due imprenditori cinesi sono stati arrestati per sfruttamento della manodopera. Gli ultimi controlli disposti dalla procura nel distretto tessile si sono concentrati su tre aziende in cui sono emerse gravi violazioni dei diritti dei lavoratori: la Confezione Yu Feng di Li Fu Feng, la Confezione Shunan di Jia Shengd, e la Confezione Rosa di le Hualiu. Le verifiche hanno fatto accertare lo sfruttamento di 23 operai, la maggior parte cinesi e pakistani e molti dei quali privi di permesso di soggiorno. I lavoratori – spiega in una nota il procuratore Luca Tescaroli – erano costretti a turni massacranti di almeno 12 ore al giorno, senza giorni di riposo e con retribuzioni irrisorie, spesso elargite in contanti. Alcuni dipendenti con contratti regolari, invece, ricevevano parte della paga tramite bonifico bancario, ma la quota maggiore veniva comunque corrisposta in denaro contante, rendendo difficile il tracciamento delle operazioni contabili. Oltre alle condizioni lavorative proibitive, gli operai erano costretti a vivere all’interno delle fabbriche in ambienti insalubri e privi dei requisiti minimi di igiene e sicurezza.
Durante i controlli, è stato anche identificato un uomo con precedenti penali che ha tentato di sottrarsi all’arresto fornendo false generalità. L’uomo, già condannato a 3 anni e sei mesi per tentata estorsione aggravata ai danni di una ditta di confezioni nel 2013, è anche destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati ad associazione mafiosa ed estorsione aggravata nell’ambito dell’indagine China truck. Le forze dell’ordine lo hanno immediatamente trasferito in carcere.
“Ancora una volta – segnalano ancora gli investigatori – l’operazione è stata possibile grazie alla collaborazione di alcuni lavoratori che, nonostante la paura, hanno deciso di denunciare la propria situazione, consentendo agli investigatori di ricostruire il sistema di sfruttamento e intervenire tempestivamente”. Per chi ha collaborato con la giustizia si apre il beneficio che la legge concede loro con un percorso di inserimento che parte dal rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia.
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