Omicidio Seano, attesi in città centinaia di Sikh per rendere omaggio a Harpal

Convalidato dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Torino l’arresto dei due pakistani accusati di aver ucciso a coltellate Harpal Singh, l’autotrasportatore indiano di 59 anni trovato cadavere nella serata di venerdì scorso in un parcheggio della zona artigianale di Seano dove era arrivato dalla Lombardia, come spesso faceva, per ritirare merce dalle aziende della zona. Nelle prossime ore è atteso il trasferimento al carcere della Dogaia dei due, 30 e 22 anni, residenti a Prato, collaboratori della vittima, fermati dai carabinieri su un treno nei pressi del capoluogo piemontese dopo 24 ore di ricerche in tutta Italia. Omicidio volontario l’accusa. Un omicidio brutale, feroce come hanno raccontato le telecamere di sorveglianza sotto le quali si è consumato e come ha confermato l’autopsia che ha rilevato diverse ferite alla testa, ai fianchi e una profondissima a una gamba che ha spezzato l’arteria femorale. Un omicidio per soldi: una rapina o la lite sul compenso per il lavoro svolto dai due che aiutavano Harpal Singh quando arrivava per fare il carico di merce. La procura libererà la salma a breve ed è stato già annunciato un importante afflusso della comunità indiana di Gonzaga, il centro del mantovano dove Singh viveva con la moglie e due figli (uno di loro, arrivato venerdì mattina a Seano con il padre per dargli una mano, ha scoperto il cadavere) e dove era molto conosciuto per essere uno dei ‘capi’ del movimento religioso e politico dei Sick. In centinaia, secondo le previsioni, arriveranno a Prato per accompagnare Singh nel suo ultimo ritorno a casa.
I due pakistani, noti nella loro comunità per essere particolarmente irosi e violenti, avrebbero dunque agito per soldi. I carabinieri hanno cercato elementi a supporto di altre eventuali ragioni, ma niente sarebbe stato trovato. Secondo la ricostruzione, Harpal Singh, è stato attirato in trappola dai due che al telefono gli hanno dato appuntamento in via Torricelli. La vittima aveva con in tasca 10mila euro in contanti e questo sarebbe il motivo che ha spinto i pakistani all’aggressione. Quando sono stati intercettati e fermati sul treno che viaggiava da Milano a Torino, avevano in tasca 4mila euro in banconote di diverso taglio, alcune intrise di sangue, e il telefonino della vittima. Un ritrovamento che è stato l’ultimo tassello al grande mosaico che i carabinieri hanno costruito nelle ore immediatamente successive alla scoperta del cadavere. La comunità pakistana ha collaborato con gli investigatori, ha fornito aiuto, ha parlato di quei due connazionali messi ai margini perché, appunto, violenti. Uno di loro aveva lavorato in passato per la Acca di Seano, azienda di trasporto abbigliamento, da cui era stato allontanato. Insignificanti i precedenti di polizia a carico dei due stranieri, uno dei quali aveva avviato qualche tempo fa le pratiche per il permesso di soggiorno. Quando i carabinieri li hanno presi, stavano fuggendo all’estero. I telefonini hanno segnato i loro movimenti e portato gli investigatori fino in Piemonte dove il treno – un convoglio Italo – è stato fermato improvvisamente prima che arrivasse alla stazione. Una scena da film. Caso risolto in 24 ore.