145
“E' stata un'attività chirurgica – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Prato, colonnello Francesco Zamponi – abbiamo aspettato la notte per entrare in azione perché non avevamo solo la priorità di arrestare il pregiudicato ma anche quella di non mettere a rischio l'incolumità di chi si trovava nell'affittacamere e nel resto del palazzo. Crediamo che l'uomo abbia cambiato diversi rifugi prima dell'arresto e che stesse organizzando attività finalizzate all'autofinanziamento”.
A mettere i carabinieri sulle tracce del pregiudicato era stato, meno di 24 ore dopo l'omicidio, Andrea Costa, manovale fiorentino di 35 anni, fermato la sera del 24 novembre. Agli inquirenti ha sempre detto di avere solo accompagnato Marrucci a casa della vittima, di aver fatto, insomma, da tassista. Il resto lo hanno fatto gli inquirenti che hanno messo in piedi una finissima attività investigativa con gli strumenti tradizionali e con la più moderna tecnologia: un mix che non ha lasciato scampo a Marrucci, abile a sfuggire alle manette e pronto a difendere la propria libertà a colpi di pistola, come racconta il suo passato.
Nulla di preciso sul movente del delitto sul quale gli inquirenti stanno indagando ma che, quasi certamente, è da ricercare in un regolamento di conti nell'ambito della criminalità che opera nella piana fiorentina. Risale ad una decina di anni fa l'unico collegamento certo tra Stefano Marrucci e la famiglia Avvisato, in particolare tra il pluripregiudicato e il padre del culturista: si parlò di una rapina e non è escluso che proprio vecchi rancori riconducibili a quel fatto possano aver portato al tragico agguato.
“L'arresto di Stefano Marrucci è merito della professionalità dei carabinieri e del titolare dell'inchiesta – ha detto il procuratore, Giuseppe Nicolosi – adesso serve ricostruire il movente e dare a questa vicenda contorni più definiti”.
Marrucci, difeso dall'avvocato Luca Cianferoni, è accusato di omicidio, detenzione e ricettazione di arma da guerra, evasione dagli arresti domiciliari. Ora è rinchiuso, come il presunto complice (avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri), nel carcere della Dogaia.
E' durata 12 giorni la latitanza di Stefano Marrucci, il pluripregiudicato di 55 anni ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Gianni Avvisato, culturista di 38 anni ucciso a colpi di pistola il 24 novembre sulla porta di casa, in via Boccaccio a Comeana. Marrucci è stato arrestato la notte di lunedì 6 dicembre in un affittacamere in via Catalani a Firenze, a nemmeno 100 metri in linea d'aria dall'appartamento nel quale stava scontando gli arresti domiciliari. A sorprenderlo nel sonno, senza dargli la minima possibilità di reazione, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Prato e di Firenze, del reparto operativo di Prato e dei reparti specializzati dell'Arma che hanno notificato il mandato di cattura firmato dal giudice delle indagini preliminari del tribunale pratese, Francesco Pallini, su richiesta della procura. Il pregiudicato dormiva con una pistola a portata di mano, un'arma semiautomatica calibro 9, con il colpo in canna e il caricatore pieno. Secondo gli investigatori, la pistola, il cui furto è stato denunciato a Livorno nel 2014, è la stessa utilizzata per commettere l'omicidio. I carabinieri sono arrivati a Marrucci in tempo per evitare il perfezionamento di un piano di fuga all'estero con documenti di identità falsi.
Marrucci era in compagnia della moglie, una cittadina peruviana sposata la scorsa estate, e di tre sue connazionali, tre sorelle con cui non ci sarebbe però nessun rapporto di parentela. Sul conto delle quattro peruviane sono in corso accertamenti.
Marrucci era in compagnia della moglie, una cittadina peruviana sposata la scorsa estate, e di tre sue connazionali, tre sorelle con cui non ci sarebbe però nessun rapporto di parentela. Sul conto delle quattro peruviane sono in corso accertamenti.
“E' stata un'attività chirurgica – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Prato, colonnello Francesco Zamponi – abbiamo aspettato la notte per entrare in azione perché non avevamo solo la priorità di arrestare il pregiudicato ma anche quella di non mettere a rischio l'incolumità di chi si trovava nell'affittacamere e nel resto del palazzo. Crediamo che l'uomo abbia cambiato diversi rifugi prima dell'arresto e che stesse organizzando attività finalizzate all'autofinanziamento”.
A mettere i carabinieri sulle tracce del pregiudicato era stato, meno di 24 ore dopo l'omicidio, Andrea Costa, manovale fiorentino di 35 anni, fermato la sera del 24 novembre. Agli inquirenti ha sempre detto di avere solo accompagnato Marrucci a casa della vittima, di aver fatto, insomma, da tassista. Il resto lo hanno fatto gli inquirenti che hanno messo in piedi una finissima attività investigativa con gli strumenti tradizionali e con la più moderna tecnologia: un mix che non ha lasciato scampo a Marrucci, abile a sfuggire alle manette e pronto a difendere la propria libertà a colpi di pistola, come racconta il suo passato.
Nulla di preciso sul movente del delitto sul quale gli inquirenti stanno indagando ma che, quasi certamente, è da ricercare in un regolamento di conti nell'ambito della criminalità che opera nella piana fiorentina. Risale ad una decina di anni fa l'unico collegamento certo tra Stefano Marrucci e la famiglia Avvisato, in particolare tra il pluripregiudicato e il padre del culturista: si parlò di una rapina e non è escluso che proprio vecchi rancori riconducibili a quel fatto possano aver portato al tragico agguato.
“L'arresto di Stefano Marrucci è merito della professionalità dei carabinieri e del titolare dell'inchiesta – ha detto il procuratore, Giuseppe Nicolosi – adesso serve ricostruire il movente e dare a questa vicenda contorni più definiti”.
Marrucci, difeso dall'avvocato Luca Cianferoni, è accusato di omicidio, detenzione e ricettazione di arma da guerra, evasione dagli arresti domiciliari. Ora è rinchiuso, come il presunto complice (avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri), nel carcere della Dogaia.
nt
Edizioni locali: Comuni Medicei