Mentre la Camera dei deputati respingeva l’ordine del giorno che chiedeva più fondi per la Dogaia e Sollicciano, a Prato un altro detenuto si toglieva la vita all’interno della propria cella. La vittima, 35 anni di origine tunisina, si è impiccata all’interno della propria cella nel reparto di isolamento della struttura penitenziaria nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 7 agosto. Era stato trasferito da poco a Prato da un altro istituto. Si tratta del quarto suicidio alla Dogaia a inizio anno, l’ultimo appena pochi giorni fa. Un episodio che riporta drammaticamente all’attenzione di tutti la situazione di un carcere già al centro di numerose discussioni sulle condizioni igieniche precarie, sul sovraffollamento che da anni attanaglia la struttura e sulla carenza di organico.
Il detenuto che si è tolto la vita, secondo alcune indiscrezioni con problemi di natura psichica, è il 66esimo caso di suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Un numero terribile al quale si aggiungono anche i sette suicidi avvenuti tra gli agenti di polizia penitenziaria. Duro il commento del segretario generale Uilpa Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio: “Nel giorno in cui il Parlamento varerà un provvedimento vuoto, se non a tratti dannoso – dice -, nelle carceri il boia invisibile continua a infliggere la pena di morte di fatto, per di più, scegliendo casualmente la vittima”. La segreteria provinciale Uil pa Polizia Penitenziaria, in una note, commenta: “Dopo i gravissimi episodi accaduti nell’ ultimo periodo nella casa Circondariale di Prato l’amministrazione penitenziaria sia Regionale che Dipartimentale non ha mosso un dito praticamente assente come se nulla fosse successo trascurando scientificamente quanto abbiamo sempre denunciato- si legge- Un dipartimento che non ha la forza di aiutare i suoi uomini ma ha la forza continuare ad assegnare detenuti problematici e di difficile gestione, come quello che si è suicidato nella giornata di oggi. Come può sentirsi il personale che lavora in queste condizioni se non figli di un Dio minore? Rivolte suicidi e disordini non toccano le menti di questi dirigenti almeno la sensibilità umane quella suscita il vertice dell’amministrazione penitenziaria eppure deve logorare solo ed esclusivamente il corpo e la mente di chi a queste situazioni e tragedie deve sopperire. E’ una situazione che investe tutti”. Il sindacato lancia un appello anche al governatore della regione Toscana Giani: “Ci dica quando spende per il disagio mentale in carcere compresi i farmaci che vengono somministrati alla popolazione detenuta perché di parole se ne dicono tante ma poi alla fine nel carcere rimane da solo il poliziotto penitenziario e il detenuto nell’ascolto del loro silenzio”.
Il portavoce del Pd Toscana Diego Blasi ha commentato: “È successo ancora. Alla Dogaia, le condizioni di vita, la mancanza di adeguato supporto psicologico e il sovraffollamento stanno contribuendo a una situazione insostenibile- ha aggiunto Blasi- Quella non è vita e non è riabilitazione, ma una lenta condanna a morte. Il sistema carcerario non può essere questo: è necessario rispettare diritti umani e condizioni di vita dignitose”. E il segretario del Pd di Prato e assessore Marco Biagioni parla di “totale fallimento delle istituzioni e dello stato di diritto” e tira in causa il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Gli appelli sono rimasti inascoltati e etichettati come ‘campagna contro il governo’. Spero solo che dopo questa ennesima tragedia il ministro Nordio intervenga con urgenza sulle condizioni di vita e di lavoro all’interno della Casa circondariale di Prato”. Il presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli, da sempre impegnato nelle tematiche legate al carcere, ha commentato: “Dieci è il numero di giorni che sono passati da quando, con la sindaca Bugetti, abbiamo scritto al ministro Nordio per denunciare la situazione di grave difficoltà nella quale si trova il carcere della nostra città, attendiamo ancora risposta. Chiediamo al Governo maggiore attenzione nei confronti di una realtà in profonda sofferenza- ha aggiunto Tinagli- Denuncio la situazione di difficoltà de La Dogaia dal 2018: l’ho fatto con governi tecnici, di centrosinistra e di centrodestra, ma la situazione sta drammaticamente peggiorando. Vanno trovate soluzioni che portino a un netto miglioramento delle attuali pessime condizioni in cui detenuti, agenti, operatori, insegnanti, associazioni sono costretti a lavorare”. Tinagli, il 15 agosto, sarà in visita alla Dogaia assieme ad una delegazione della Camera Penale e ai Radicali Italiani.
Dall’opposizione, il capogruppo della lista civica Gianni Cenni sindaco, Leonardo Soldi, torna sull’argomento criticando però il Pd: “È evidente che il governo deve fare la sua parte, ma il Pd deve smettere di strumentalizzare le tragedie per fini propagandistici. La questione deve essere affrontata con adeguata assistenza sanitaria e psicologica da parte della Regione che deve rispondere anche del proprio operato nei confronti dei detenuti- aggiunge Soldi- Chiediamo a Giani di chiarire quanti soldi sono stati investiti nel disagio mentale nelle carceri, facile parlare senza agire. La politica smetta di usare le tragedie per fini propagandistici e pensi a soluzioni concrete”. Anche la consigliera e capogruppo di Forza Italia Rita Pieri ha voluto sottolineare come sia necessaria maggiore consapevolezza sulla tragica situazione del penitenziario pratese e aggiunge: “Servono risposte concrete, ognuno con le proprie competenze. Non è spostando una persona da un carcere ad un’altro, come in questo caso, che si risolve il problema e si allevia il disagio. La Dogaia non può accogliere tutti i detenuti in difficoltà- conclude Pieri- Nel mio ruolo di consigliere comunale non verrà meno l’impegno nella quinta Commissione, che si occupa anche di queste problematiche e come donna di partito a fianco della coordinatrice provinciale di Azzurro Donna continueremo a portare all’attenzione della politica questi temi”. Per la pentastellata Chiara Bartalini: “il Governo si è girato dall’altra parte. Chissà se arriverà una nuova nota elogiativa a supporto di questa struttura “delux” che Mazzetti aveva intravisto alla Dogaia. Un carcerato -conclude Bartalini – è un soggetto di cui lo Stato è integralmente responsabile ed è anche dalla dignità delle carceri, luogo di pena e di riabilitazione, che si misura la civiltà e la lungimiranza di uno Stato”.
In serata è arrivato anche il cordoglio del presidente della regione Eugenio Giani che, in un post sulla sua pagina instagram, si dice “profondamente addolorato per quanto successo, inaccettabile affrontare simili tragedie senza interventi significativi. La situazione di sovraffollamento, carenza di personale e igiene richiede un’azione immediata- aggiunge Giani- Chiediamo al governo e al Ministero della giustizia di affrontare con decisione queste problematiche assicurando ai detenuti la loro rieducazione come sancito dall’art. 27 della Costituzione”.
L’ultimo caso è avvenuto lo scorso 28 luglio, quando a togliersi la vita fu un ragazzo di 27 anni. Dopo la morte del giovane, i detenuti tentarono una nuova rivolta durante la notte sedata poi con l’intervento tempestivo degli agenti. Nella struttura pratese mancano ancora un direttore titolare e un comandante titolare. Il tema era stato affrontato anche nell’ultima riunione della commissione sulle politiche sociali, lunedì 5 agosto, durante la quale la garante dei detenuti Margherita Michelini aveva informato i consiglieri sulle condizioni dei detenuti e fornito numeri e dettagli sulla struttura.