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Ci sono imprenditori e professionisti, sia pratesi che fiorentini, attivi nel mercato immobiliare tra le undici persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della procura di Prato al termine di una complessa indagine portata avanti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Prato insieme ai colleghi delle sezioni di polizia giudiziaria delle procure di Prato, Firenze, Pistoia e Massa Carrara. Per tutti l’accusa è di aver truffato per oltre 7 milioni di euro un noto istituto bancario e di aver utilizzato parte dei profitti per concedere prestiti a tassi usurai. Proprio in relazione a quest’ultima accusa, sono state sequestrate anche 4 autovetture e un immobile dal valore di 841mila euro, mentre le sedi di 10 società sono state sottoposte a perquisizione..Le indagini delle Fiamme gialle sono partite in seguito alla segnalazione della banca, presso la quale erano stati accesi ben 54 contratti di mutuo ipotecario senza che venisse pagata nemmeno una rata. E’ stato stato scoperto, dopo lunghe e complesse investigazioni, un disegno criminoso messo in piedi da un gruppo di imprenditori del settore e per questo accreditati presso le banche come “presentatori di pregio”. Anzi, molti di loro ricevevano anche un compenso per la loro intermediazione. Solo che, quasi sempre, le persone che venivano presentate come richiedenti il mutuo erano delle cosiddette “teste di legno”, semplici prestanome senza reddito o risorse. A volte, addirittura, gli acquirenti non esistevano nemmeno e l’organizzazione provvedeva a realizzare falsi documenti d’identità, formalmente emessi dal Comune di Prato ma in realtà inesistenti. Le perizie sugli immobili oggetto del mutuo, poi, venivano gonfiate da periti compiacenti, in modo da far ottenere, ad esempio, un mutuo da 160mila euro per un immobile di Pontremoli che in realtà era un rudere dal valore effettivo non superiore ai 30mila euro. Naturalmente una volta che il mutuo veniva concesso, era l’organizzazione ad intascare il denaro mentre la “testa di legno” spariva senza pagare nemmeno una rata.Le indagini della Finanza hanno permesso poi di accertare che parte dei soldi incassati con la truffa erano utilizzati per prestiti usurai ai danni di alcune famiglie pratesi gravate dai debiti. I tassi arrivavano ad interessi anche del 120% e spesso gli usurai finivano per acquisire gli immobili delle vittime, attraverso una società creata ad hoc; immobili il cui valore di mercato era notevolmente superiore al prestito concesso.