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Muratore morto dopo essere precipitato dal tetto di un capannone, avviso di garanzia al titolare della ditta edile


L'accusa mossa dalla procura è omicidio colposo ma potrebbe venir contestato il reato di morte in conseguenza di un altro delitto se le indagini stabiliranno che il ritardo nei soccorsi ha provocato o influito in maniera determinante sul decesso. Il procuratore Nicolosi: "Negli ultimi sette mesi ci sono stati tre casi di operai infortunati per i quali è stato tentato di nascondere la verità. Siamo di fronte ad un fenomeno nuovo: la manipolazione degli infortuni"


Redazione


C'è un indagato nell'inchiesta sulla morte di Naiym Ejilali, il muratore marocchino di 65 anni sprofondato nel vuoto giovedì 14 luglio mentre lavorava sul tetto di un capannone in via Papi. Si tratta del titolare dell'azienda edile incaricata dei lavori dalla proprietà del capannone. L'uomo, italiano, 67 anni, è accusato di omicidio colposo ma l'accusa potrebbe cambiare e diventare quella della morte in conseguenza di un altro delitto se sarà accertato che il ritardo nei soccorsi ha provocato o influito in modo determinante sul decesso. L'infortunio si è verificato nella tarda mattina ma l'accesso al pronto soccorso è avvenuto solo diverse ore dopo perché in un primo momento il muratore è stato portato a casa e il 118 è stato avvertito solo quando le condizioni si sono aggravate.

Morto il 65enne ricoverato con gravi ferite alla testa. E' caduto dal tetto di un capannone

Nel capannone ha sede una ditta tessile che però giovedì era chiusa e dunque nessuno, a parte l'imprenditore edile, avrebbe assistito alla caduta dall'alto: un volo di cinque metri provocato dal cedimento del lucernario. Ai sanitari che lo hanno soccorso, è stato detto che l'uomo aveva avuto un malore in quanto diabetico. Solo dopo gli accertamenti che hanno rilevato diverse fratture, è emersa la verità. Si tratta del terzo caso in sette mesi di “manipolazione di infortuni sul lavoro”, per usare le parole del procuratore capo Giuseppe Nicolosi. Un fenomeno nuovo e preoccupante: operai stranieri vittime di incidenti sul luogo di lavoro e poi abbandonati per evitare controlli, denunce e guai quando manca un regolare contratto. E' il caso del cinese trovato agonizzante in via Borgioli lo scorso dicembre e morto poche ore dopo. Lavorava per una ditta edile di un connazionale e faceva la spola Prato-Bologna; sull'infortunio indaga la procura di Bologna perché è lì che si è verificato. O come l'albanese, anche lui muratore, rimasto gravemente ferito a gennaio di quest'anno con il suo datore di lavoro, un connazionale, che tentò di nascondere l'infortunio. “Siamo di fronte a casi che purtroppo si ripetono – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi – operai lasciati in mezzo alla strada o non adeguatamente soccorsi per nascondere la vera causa di ferite e lesioni che qualche volta sono tanto gravi da provocare la morte”.    

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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