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Morte Luana, al processo al manutentore sfilano davanti al giudice le colleghe di lavoro


Dalle parole delle testimoni emerge un quadro preoccupante: nessuna percezione dei rischi, le barriere di sicurezza venivano rimosse per "comodità" secondo una prassi assodata e ritenuta normale. Presenti in aula anche i familiari della vittima: "Non abbiamo mai ricevuto il loro sostegno"


Samuela Pagliara


Nuova udienza per il processo al manutentore dell’orditoio dove morì, il 3 maggio del 2021, la giovane operaia tessile Luana D’Orazio. Per la prima volta in un aula di tribunale hanno parlato le colleghe di lavoro della vittima che, rispondendo alle domande del Giudice e del Pm Francesco Nitti, hanno dato la loro testimonianza su quello che accadeva all’interno dell’OrdituraA “Luana”. Ritrattata la versione iniziale: le barriere, secondo le testimoni, sarebbero state funzionanti ma i dipendenti avrebbero scelto consapevolmente di non abbassarle per rendere il lavoro più comodo e veloce permettendo di avvicinarsi e controllare meglio eventuali difetti sulla tela. Le testimoni, durante l’audizione, hanno riferito di aver visto montare in origine le barriere di sicurezza salvo poi, ad un certo punto, scegliere in modo quasi spontaneo di non utilizzarle. Un modus operandi “normale”, assodato e ripetuto, una scelta incurante dei pericoli mortali. Non è chiaro quando e chi abbia scelto, a monte, di agire con questa metodologia e quindi chi abbia -di fatto- ordinato e poi svolto la manomissione. Secondo le colleghe di Luana, Cusimano sarebbe stato l’unico in grado di poter effettuare una manutenzione in profondità, mentre l’amministratore di fatto dell’azienda Daniele Faggi si sarebbe occupato solamente di piccole manutenzioni come il cambio di un alimentatore e di altre “cose da poco”. La rete metallica che avrebbe impedito a Luana di finire agganciata all’interno del macchinario c’era, sarebbe stata dunque funzionante e Luana avrebbe potuto -secondo le testimoni- scegliere di azionare il meccanismo per abbassarla e decidere autonomamente la velocità del rullo. Le dichiarazioni delle colleghe di Luana lasciano basiti e delusi i familiari della giovane vittima, ancora una volta in aula per chiedere giustizia e arrivare ad una verità che restituisca dignità alla giovane. Prossimamente veranno ascoltati altri dipendenti della ditta dove avvenne l’incidente mortale per stabilire definitivamente se e quale sia stata la responsabilità del manutentore accusato di omicidio colposo e rimozione delle tutele antinfortunistiche. Per gli stessi reati i due titolari dell’azienda Daniele Faggi e Luana Coppini, avevano patteggiato rispettivamente a due anni e un anno e sei mesi. Entrambi verranno ascoltati nel processo a carico del tecnico manutentore. Durante l’audizione, l’Inail ha depositato il documento che prevede un aumento del costo dell’infortunio a 206 mila euro.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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