Immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro e della prostituzione, spaccio di droga, detenzione di armi, contraffazione. Non solo: c’è un altro settore nel quale la criminalità cinese presente in Italia è particolarmente attiva: le banche clandestine, veri centri di potere attraverso cui trasferire valanghe di soldi in tutto il mondo per pagare i carichi di stupefacenti, lo spostamento dei migranti o solo per riciclare le ricchezze accumulate con gli illeciti. Ondata di arresti e denunce in tutta Italia. Tra i centri nevralgici, Prato.
Ventiquattro le squadre mobili impegnate in altrettante città da nord a sud nella vasta operazione coordinata dal Servizio centrale operativo e andata avanti per una settimana, fino a ieri, domenica 3 agosto. Tredici arresti, 31 denunce, sanzioni per quasi 75mila euro e il sequestro di quasi 23mila euro. Al centro delle indagini la Toscana e Prato in particolare dove gli arresti sono stati tre, uno dei quali in flagranza di reato per estorsione e due a carico di cinesi ricercati perché destinatari di ordinanze di custodia cautelare; tre le persone denunciate perché sprovviste di permesso di soggiorno, due delle quali alle dipendenze di un centro massaggi il cui titolare è stato denunciato per sfruttamento della manodopera clandestina. Sei le attività controllate e una licenza sospesa per violazioni in materia di sanità e sicurezza sul lavoro. A questi numeri si aggiungono 66 persone identificate e 9 veicoli controllati.
Ricostruita la mappa e soprattutto il volto della criminalità cinese che opera praticamente ovunque in Italia: da Prato a Catania, da Genova a Latina, da Milano a Pistoia, da Ancona a Firenze, passando per Siena, Brescia, Vicenza, Verona, Udine, Reggio Emilia, Brescia, Bologna, Bergamo, Cagliari, Treviso, Roma, Padova, Perugia, Parma, Forlì, Cosenza, Cesena. Diversi i gruppi che si muovono in autonomia all’interno però di una rete che è tenuta insieme da due elementi su tutti: la provenienza dalle varie regioni cinesi e i legami familiari. Una criminalità che sempre più si muove secondo le regole mafiose: è radicato il concetto della vendetta, è frequente il ricorso all’intimidazione o alla violenza per affermare potere e omertà in un ambito di predominio del territorio. In più, le indagini hanno individuato una vera e propria ‘ala armata’ che interviene dove serve per regolare i conti.
Una criminalità che agisce soprattutto all’interno della comunità ma che ha cominciato a dialogare anche con gruppi criminali di altre nazionalità, compresi quelli italiani allo scopo di spartirsi affari, traffici e territori. (nt)
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