E’ terminata alle 14 di oggi, domenica 23 marzo, l’allerta arancione per rischio idrogeologico emessa dalla regione. Fino alle 8 di domani mattina l’intero territorio provinciale di Prato è soggetto, invece, all’allerta di colore giallo sempre per rischio idrogeologico.
Fortunatamente nel giorno e mezzo di allerta arancione non si sono registrate particolari criticità a rato e in provincia. La paura era tanta, soprattutto in considerazione di quanto avvenuto la scorsa settimana e del fatto che i terreni erano saturi di acqua. Il timore era quindi che si potessero verificare frane o smottamenti ma anche che il livello di fossi e torrenti potesse alzarsi nel giro di poco.
Le previsioni indicano che non ci sarà più pioggia nelle prossime ore. L’attenzione resta però alta principalmente per gli eventuali fenomeni di smottamento e franosi possibili soprattutto a causa della assoluta saturazione dei suoli dovuta alle importanti piogge registrate negli ultimi 15 giorni. In questo momento l’intero reticolo idrico del nostro territorio, si trova in una situazione di normalità e non desta particolari preoccupazioni.
E a proposito dell’ultima allerta, da registrare l’intervento della deputata pratese di Forza Italia Erica Mazzetti che invita a varare un testo unico per il rischio idrogeologico, basato su principi di indirizzo a tutte le Regioni. “Anche la gestione delle allerte maltempo, talvolta tardive talvolta eccessive – dice Mazzetti -, fatte spesso più per burocrazia e per mancanza di responsabilità, solleva più di un dubbio, ma è solo la punta dell’iceberg di una gestione che non funziona, vetusta e ideologica, a partire dalla Regione fino ai Comuni. È più che mai necessario un cambio di passo sulla gestione del rischio idraulico e idrogeologico, con un cambio di mentalità, per passare dall’incompetenza e dalla demagogia ai risultati. Tutto parte da una seria e appropriata manutenzione ordinaria del territorio, alla quale si associa una pianificazione razionale, tenendo conto della necessità di fare opere di contrasto e contenimento, spesso non fatte”.
“Sicuramente – prosegue Mazzetti – occorre partire da una nuova regolamentazione sul taglio e sulla manutenzione del bosco, dove comincia il problema, per poi arrivare a valle, a una diversa amministrazione dei consorzi di bonifica, che devono tornare a fare ciò per cui sono nati, oltre a fare gli esattori delle tariffe, senza dare risultati tangibili come succede in Toscana da troppi anni, tanto che tutto si trasforma in uno scaricabarile tra enti senza dare precisi e ben delineati e misurabili compiti e obiettivi, come da norma nazionale; senza dimenticare la manutenzione dei fiumi, che vanno dragaggi anziché alzare argini che poi nessuno mantiene”. Per Mazzetti, bisogna “arrivare a una gestione del territorio più effettiva e operosa, con un piano triennale delle opere da eseguire e di uno per le manutenzioni ordinarie, nella cornice normativa di un codice unico del rischio idrogeologico in grado di indicare gli atti autorizzativi, la classificazione delle allerte, le tipologie di chiusura delle attività o annullamento di manifestazioni in programma, partendo dal monitoraggio del territorio con la tecnologia che va messa in campo”.
La stessa Mazzetti annuncia che porrà il tema all’ordine del giorno nella prossima riunione della commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico che si riunisce mercoledì prossimo.
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