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“Le ronde esistono e vengono pagate ma il Cervo Bianco non c’entra”, lo sfogo del portavoce


A un mese dall'inchiesta della procura di Prato, Stefano Jiang respinge con forza ogni accusa mossa nei confronti del Cervo Bianco: "Sempre stati contrari alle ronde. I disordini di Sesto Fiorentino? Ormai ci accusano di tutto. La nostra associazione non è stata mai gradita alle altre: siamo soli, siamo scomodi, siamo da eliminare"


Redazione


“Il Cervo Bianco non c'entra niente con le ronde, non le ha mai promosse e anzi le ha contestate ovunque preferendo altri metodi per garantire la sicurezza dei cinesi, ad esempio più controlli e telecamere in via Pistoiese. Le ronde esistono nella nostra comunità perché tanti cinesi sono d'accordo, vengono anche pagate ma non hanno niente a che vedere con la nostra associazione”. Stefano Jiang, portavoce del Cervo Bianco e tra gli indagati, insieme al segretario Jack Ye, dell'inchiesta della procura di Prato sui pestaggi a sfondo razziale (LEGGI) è stato protagonista oggi, sabato 30 luglio, di una conferenza stampa fiume. Ha chiamato i giornalisti all'hotel Datini e ha parlato di ronde, dell'amico Jack, del fastidio che un'associazione come il Cervo Bianco dà ad altre associazioni, della distanza dal Consolato. “Siamo isolati – dice – nessuno ci aiuterà, siamo scomodi, siamo un'associazione da eliminare”. Due le questioni all'ordine del giorno: ronde e disordini di fine giugno a Sesto Fiorentino (LEGGI). “Una decina le persone iscritte al Cervo Bianco che sono andate a Sesto quella sera – spiega – l'associazione non c'entra con gli scontri e con tutto quello che è successo. Jack non era lì e nemmeno io c'ero, ero in crociera con la mia famiglia”.
Ronde e pestaggi. Esistono. “Le ronde vengono pagate – dice Stefano Jiang – ci sono tanti cinesi che le vogliono e anche qualcuno del Cervo Bianco è d'accordo ma non è questa la posizione dell'associazione che non ha mai sostenuto, promosso, voluto, cercato questo tipo di attività. Abbiamo partecipato ad almeno un paio di riunioni del Comune e non ci siamo mai schierati a favore delle ronde proponendo invece più videosorveglianza e più controlli. Lo scorso gennaio una cinese è stata rapinata e c'è chi ha aiutato i carabinieri ad arrestare i malviventi. La notizia è circolata nella comunità che ha promosso una raccolta di fondi per premiare l'eroe ma subito Jack ha scritto in We Chat che il Cervo Bianco non aveva niente a che fare con questa iniziativa che ha messo insieme 50mila euro”. Esistono anche i pestaggi. “I video sono circolati nella chat cinese”. Non fa nomi, non fa riferimenti il portavoce del Cervo Bianco. Dice solo che l'associazione è del tutto estranea a queste vicende. E precisa: “Le mazze sequestrate nell'ambito delle perquisizioni dell'inchiesta sulle ronde sono state trovate a un cinese che non è nemmeno iscritto al Cervo Bianco”. Le mazze, altro elemento su cui Stefano Jiang si è soffermato: “Tanti cinesi ce l'hanno in casa e in macchina, per precauzione, per difendersi. Io stesso sono d'accordo, ma lo sono a titolo personale perché l'associazione è contraria anche a questo”. L'emozione scoppia quando si tratta di parlare di Jack Ye: “Gli è stata revocata la semilibertà di cui godeva per una condanna precedente, spero torni tra noi prima possibile. Un grande segretario, un uomo con una grande capacità organizzativa, uno che come me, perché anche io ho qualche conto aperto con la giustizia, attraverso le cose buone dell'associazione voleva risanare gli errori del passato”.
I disordini di Sesto Fiorentino. We Chat: da qui, ipotizzano gli investigatori, è passato l'appello a spostarsi in massa a Osmannoro per partecipare a quanto stava avvenendo tra cinesi e forze dell'ordine. Stefano Jiang non ci sta e spiega che l'associazione gestisce due gruppi nella chat: uno conta 120 iscritti e l'altro solo 11, praticamente il direttivo del Cervo Bianco. Mostra i messaggi scritti da Jack Ye la sera degli scontri: “Se ci sono altre associazioni che hanno organizzato qualcosa, noi partecipiamo”. Lui non è andato a Sesto, si è presentato il giorno dopo sotto il Palazzo di giustizia di Firenze e ha portato bottiglie d'acqua ai connazionali – parenti e amici – dei cinesi finiti sotto processo. Solo questo ha fatto. Se c'è stato un invito ad andare a prendere parte agli scontri non è stato attraverso i nostri due gruppi”. E ancora: “Ci accusano di tutto ormai, fatti gravi e fatti non gravi”.
La carta di identità del Cervo Bianco. L'associazione nasce a dicembre del 2015. Seicento i cinesi riuniti a cena a Le Panteraie a Montecatini. Il Cervo Bianco viene ufficialmente fondato, presidente viene eletta Mary Li (anche lei indagata) che a sua volta assegna il ruolo di segretario a Jack Ye. Ma c'è un problema: lui non ha il permesso di soggiorno e non può comparire nello statuto. La soluzione non tarda: al suo posto entra Stefano Jiang ma di fatto segretario resta Jack. Praticamente un prestanome, stesso modello del “sistema Prato”. “No, non sono un prestanome perché anche io sono segretario e in più portavoce, dunque ho un ruolo nel Cervo Bianco”. L'associazione si dà come parole d'ordine sicurezza, legalità, integrazione. Il 6 febbraio migliaia di persone rispondono al Cervo Bianco e scendono in piazza per una manifestazione senza precedenti. Bandiere, slogan, cartelli, uomini, donne, bambini: vogliono legalità, chiedono sicurezza. (LEGGI).  “Non siamo nati sotto una buona stella, chiedo scusa e lo so che il fatto del segretario che c'è ma non compare perché non può è un errore. Se avessi potuto, sullo statuto avrei scritto Grande Segretario Jack. Detto questo siamo nel mirino, molte associazioni non ci possono vedere perché noi abbiamo fatto tanto in questi mesi e c'è chi invece per anni non ha mosso un dito. Siamo critici anche con il Consolato. Nessuno ci aiuterà, lo sappiamo. Il Cervo Bianco non si scioglie, resta unito. La giustizia farà il suo corso”.

nadia tarantino   
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