E’ stato un esposto all’Asl presentato da Cgil e Filctem Cgil Prato Pistoia a far scoprire un caso di sfruttamento in una stireria gestita da cinesi e a portare alla regolarizzazione per dieci lavoratori in nero. L’ispezione è scattata a fine luglio ma solo oggi ne viene data notizia dal segretario segretario generale della Camera del Lavoro Prato Pistoia Daniele Gioffredi: “Il lavoro nero nell’area pratese – dice Gioffredi – non accenna a diminuire, peraltro in un contesto alquanto complicato e difficile per l’intero distretto”.
L’ispezione del servizio Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro della Asl Toscana centro con i tecnici dell’Ispettorato territoriale del lavoro Prato-Pistoia e il Nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri di Prato, ha portato alla scoperta in una stireria di Prato, gestita da un imprenditore cinese, già controllata in precedenza sotto altro nome, dove venivano impiegati sia lavoratori completamente in nero e sia altri lavoratori assunti con contratti irregolari. In seguito al controllo è scattata la sospensione dell’attività “per impiego di manodopera non regolarmente assunta”.
“L’ispezione – sottolinea il segretario Gioffredi – ha avuto successivamente un effetto concreto: la regolarizzazione di dieci operai e la loro iscrizione ai corsi di formazione su salute e sicurezza. Ma per contrastare questa illegalità sistemica ci vorrebbe ben altro, soprattutto da parte del governo. Ci vorrebbero organici territoriali degli organi ispettivi incrementati, invece si tagliano i fondi sulla sicurezza e sul contrasto alla illegalità nelle attività produttive”.
Gioffredi allarga poi il discorso e mette sotto accusa l’azione del governo: “Manca una seria politica industriale in presenza di aree in forte difficoltà. Il distretto pratese soffre, e non poco”. La denuncia di Gioffredi parte dai dati: a giugno 2025, nell’industria, sono state 1.033.342 le ore di cassa integrazione autorizzate, in aumento su giugno 2024 quando furono 904.239; nell’intero 2024 le ore di cassa integrazione sono state, sempre nell’industria, 2.277.025, in crescita rispetto al 2023 quando furono 1.272.132. “Ci vuol poco a capire – aggiunge il segretario generale – che tutto questo comporta riduzione di migliaia di euro per i salari e serie preoccupazioni sulla tenuta dei posti di lavoro e sulla perdita di competenze”.
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