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L’assemblea degli agenti penitenziari scrive ai parlamentari eletti a Prato: “Lavoriamo in un ghetto, perché”?


Problemi, criticità, carenza di personale, detenuti di difficile gestione trasferiti da altre carceri, risse, tentati suicidi, agenti aggrediti, celle occupate abusivamente, necessità di lavori di ristrutturazione: lunga la sfilza delle magagne. "C'è una logica per rendere indicibili le nostre condizioni di lavoro"? una delle domande contenute nella missiva inviata anche al prefetto e al presidente del tribunale


Redazione


“Il carcere della Dogaia? Un vero e proprio ghetto penitenziario”. A dirlo è Donato Nolè, coordinatore regionale Fp Cgil per la polizia penitenziaria al termine dell'assemblea degli agenti che si è tenuta nei giorni scorsi. Un'affermazione forte che il sindacalista fa sulla base dei fatti e che è contenuta anche nella lettera inviata ai parlamentari eletti a Prato affinché prendano coscienza dei problemi con i quali ogni giorno si misura la casa circondariale. Non solo deputati e senatori: la lettera è stata spedita anche all'indirizzo del prefetto, del presidente del tribunale e del direttore della Dogaia. Uno sfogo amaro, anzi amarissimo. “La casa circondariale di Prato da troppo tempo è conosciuta dagli uffici superiori solo ed esclusivamente quale sede per assegnare detenuti per motivi di ordine e sicurezza, con la continua ed incessante – scrive Nolè – assegnazione di detenuti, anche extradistretto, che hanno di fatto creato un vero e proprio ghetto penitenziario a Prato”.
Il sindacato pone domande e induce a riflessioni ogni livello dello Stato: “La Dogaia ha forse rinunciato al vero mandato che hanno gli istituti penitenziari, vale a dire il reinserimento sociale del reo? C'è una logica per rendere indicibili le condizioni di lavoro degli operatori tutti e della polizia penitenziaria in modo particolare?”
Nella lettera si elencano gli ultimi fatti avvenuti all'interno del carcere, solo un appunto rispetto alla quantità di ciò che è accaduto e continua ad accadere: “Un incendio doloso in una camera detentiva con intossicazione di diversi poliziotti; aggressioni al personale culminate in una prognosi di 20 giorni per un agente; tentati suicidi; continue e ripetute risse tra detenuti; occupazione abusiva delle camere detentive del reparto isolamento dove di fatto continuano a stanziare reclusi in attesa di determinazioni da parte degli uffici superiori che, di fatto, rendono impossibile l'applicazione delle sanzioni disciplinari a coloro i quali si sono resi protagonisti di eventi anche gravi”.
“E' diventato insopportabile – spiega la Fp Cgil – il fatto che il penitenziario pratese sia senza dubbio, per tipologia di detenuti e circuiti penitenziari presenti a cui si abbina il più basso rapporto tra detenuti e agenti penitenziari, il carcere più complesso in Toscana”.
La lettera pone infine ai parlamentari domande precise che l'assemblea degli agenti auspica ricevano risposte: “Perché il personale in servizio a Prato deve gestire la maggior parte dei detenuti critici? Perché a distanza di 23 anni dall'entrata in vigore del nuovo regolamento in esecuzione alla casa circondariale di Prato non si eseguono, come in altre sedi limitrofe, lavori di ristrutturazione che permettano di avere l'acqua calda, la doccia o solo un interruttore per accendere e spegnere la luce nella camera detentiva? Perché il personale di polizia penitenziaria di Prato deve svolgere regolarmente almeno 2 ore e 10 minuti di straordinario al giorno”?

Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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