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La truffa delle mascherine, ondata di patteggiamenti e due milioni di euro avviati alla confisca


L'inchiesta della scorsa primavera sulla maxi fornitura di 100 milioni di pezzi di dispositivi di protezione individuale alla Regione Toscana e alla protezione civile è arrivata al traguardo con la richiesta di 15 patteggiamenti. La proposta dovrà ora passare il vaglio del giudice delle udienze preliminari


Redazione


Quindici patteggiamenti e la confisca di due milioni di euro: è arrivata al traguardo in tempi record l'inchiesta della procura di Prato sulla truffa delle mascherine destinate alla Regione Toscana e alla protezione civile. In appena cinque mesi i sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno definito il quadro delle condanne da sottoporre al giudizio del giudice delle udienze preliminari. Le pene più pesanti – un anno e 10 mesi – per i fratelli al vertice del gruppo YL che lo scorso inverno, in piena emergenza sanitaria, convertì la produzione da abbigliamento a dispositivi di protezione per arginare la diffusione del coronavirus. Una conversione che fruttò due maxi commesse: una da Estar, la centrale per gli acquisti sanitari della Regione Toscana che commissionò 93 milioni di mascherine, e l'altra dalla presidenza del Consiglio dei ministri che ne ordinò 7 milioni da distribuire alla protezione civile: incasso complessivo 45 milioni per mascherine che non solo non rispondevano ai requisiti di qualità, ma la cui produzione era stata subappaltata a confezioni cinesi con operai irregolari nonostante il contratto non prevedesse l'esternalizzazione del lavoro. Di quei soldi, la YL vide solo 3 milioni 200mila euro, la somma pagata da Estar a fronte delle prime forniture: soldi sequestrati in via preventiva dalla guardia di finanza e ora, per oltre la metà, avviati alla confisca.
Le altre proposte di patteggiamento riguardano i genitori e una zia dei fratelli a capo della YL – 1 anno e 6 mesi di reclusione – e dieci confezionisti con pene comprese da 1 anno e 2 mesi e un anno e 8 mesi, a seconda del numero di lavoratori irregolari alle loro dipendenze. La YL è rientrata nella proposta di patteggiamento che prevede il pagamento di 10.400 euro a titolo di risarcimento.
Restano fuori i due imprenditori italiani coinvolti nell'inchiesta, titolari di aziende con sede in provincia di Firenze: entrambi avrebbero preso in considerazione l'ipotesi del patteggiamento. Le accuse, a vario titolo, sono frode nella pubblica fornitura, truffa aggravata ai danni di Estar e tentata ai danni della presidenza del Consiglio, impiego della manodopera clandestina, sfruttamento del lavoro e favoreggiamento della permanenza in Italia di operai irregolari al fine di trarne profitto.
I contratti con Estar e con la presidenza del Consiglio dei ministri furono stipulati in un momento di emergenza nell'emergenza: difficile se non impossibile l'approvvigionamento di mascherine che, lo scorso inverno, come ora del resto, rappresentavano una difesa importante, e anzi fondamentale, per tenere lontano il virus. Mascherine cucite da operai senza contratto, anche clandestini, e confezionate con una efficienza filtrante inferiore a quella prevista dal capitolato d'appalto: per ovviare alla scarsità di materia prima ma salvare l'apparenza, tra i due veli di colore blu ce n'era uno di colore bianco. Un trucco che ha dato il nome all'inchiesta: giochessa.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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