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"Chi mi ha aggredita si è accanito sul viso e in particolare sui denti, le parti di me a cui tengo di più, è come se avesse voluto sfregiarmi e forse ci è riuscito. Non si tratta di una rapina. Ne sono convinta". A parlare è Martina, la ragazza di 28 anni che alle 2 di lunedì mattina è stata aggredita sul pianerottolo di casa mentre rientrava dal lavoro. Si mostra alle telecamere di Toscana Tv a viso scoperto: "Non ho niente di cui vergognarmi, sono loro che mi hanno ridotto in questo modo". Raccontare quei momenti non è stato facile, spesso le lacrime e la disperazione hanno prevalso sulla voce, ma Martina ricorda tutto: "Come ogni sera sono rientrata dal pub dove lavoro in zona Galilei e sono sicura che nessuno mi ha seguita. Quando sono arrivata a casa ho parcheggiato la macchina nella mia via e mi sono diretta verso il portone d'ingresso del mio palazzo. Sono entrata senza accendere la luce, abito al piano terra, ma mentre la porta si stava chiudendo lentamente perchè è a molla, ho visto due persone entrare di corsa. Non ho avuto il tempo di reagire, hanno iniziato a picchiarmi uno a mani nude, l'altro con un coltello o qualcosa di tagliente. Ho sentito il sangue scorrere, ho cercato di urlare. Non so quanto tempo sia passato. Poi improvvisamente la luce delle scale si è accesa e i due uomini sono scappati prendendo lo zaino dove avevo solo il cellulare e la schiacciata". A quel punto Martina, che vive con la madre, ha raccolto le ultime forze per picchiare sulla porta dell'appartamento per farsi aprire. Il resto è cronaca: è arrivata l'ambulanza, le cure dei medici, le dimissioni dall'ospedale con una prognosi di un mese, e poi la polizia.
"Sono una persona molto riservata, da anni non vado a ballare, non ho mai ricevuto minacce, non uso i social. Non capisco perchè mi hanno fatto questo. Ora devo curare le ferite: quelle del corpo ci vorrà tempo, e tanti soldi, ma si rimargineranno, per le altre non lo so. Sono spaventata e preoccupata: secondo me non avevano finito, se non si fosse accesa la luce delle scale, non so cosa sarebbe potuto accadere".
alessandra agrati
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