La soluzione è arrivata in quarantotto ore, quelle che sono trascorse dalla morte di Leonardo Lo Cascio, il portiere di notte di 38 anni ucciso davanti al tribunale la sera di giovedì 30 marzo, e l'arresto, da parte dei carabinieri, di Abdelghani Ammani, l'operaio marocchino di 30 anni fermato nella serata di sabato primo aprile all'aeroporto di Bologna mentre cercava di prendere un volo per il Marocco.
L'uomo, qualche precedente e una segnalazione alla prefettura per uso di droga, è accusato di omicidio volontario: dopo ore di interrogatorio, ha ammesso di aver colpito al collo Lo Cascio con un coccio di vetro perché – così ha detto – gli doveva qualche centinaio di euro per alcune dosi di cocaina e per quel motivo hanno litigato. Un movente che gli investigatori, coordinati dalla procura, stanno verificando e sul quale ci sono molti dubbi: risposte arriveranno dall'esame tossicologico sulla vittima e dai tabulati telefonici.
Residente in viale Montegrappa con la famiglia arrivata in Italia una ventina di anni fa, qualche sbandata negli ultimi tempi dopo aver perso il lavoro, Abdelghani Ammani, ha lasciato Prato poche ore dopo l'omicidio, si è spostato da alcuni parenti in Emilia, ha comprato un biglietto aereo per il Marocco e aspettava di imbarcarsi, sabato sera, quando i carabinieri del capitano Vitantonio Sisto lo hanno bloccato. A lui i carabinieri sono arrivati grazie alle immagini delle telecamere installate nella zona. “Il contributo arrivato dalle immagini è stato determinante – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi – abbiamo subito cominciato a lavorare su elementi abbastanza precisi”.
La confessione. Difeso dagli avvocati Gabriele Terranova e Luca Ancona, Ammani è crollato quando ha capito di aver lasciato troppe tracce che nessuna bugia avrebbe potuto cancellare. Le telecamere della zona lo hanno inquadrato prima e dopo l'omicidio. Prima mentre in viale della Repubblica segue Lo Cascio sceso dall'autobus alla fermata di via Ferrucci e diretto all'Art hotel museo dove lavorava come portiere di notte, e dopo mentre si allontana dal luogo dell'omicidio e strada facendo si toglie il giubbotto e la maglia sporchi di sangue e li abbandona in via Catani insieme allo zaino della vittima dal quale preleva il telefonino, non ancora ritrovato, e il portafogli con qualche soldo. Altre telecamere lo riprendono mentre si avvicina ad una cabina telefonica dalla quale – ha raccontato ai carabinieri – ha telefonato al 112 per segnalare un uomo steso a terra nei giardini del tribunale. Resta ancora in zona e si ferma a prendere un gelato in viale della Repubblica. Agli inquirenti dice di aver ucciso al culmine di un litigio per un credito legato alla cessione di cocaina. Dice di aver colpito Lo Cascio con un coccio di bottiglia, anche questo non rinvenuto.
Oggi, lunedì 3 aprile, nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto, il marocchino si è avvalso della facoltà di non rispondere limitandosi a confermare la confessione resa domenica notte. Ha chiesto solo di rilasciare una dichiarazione spontanea: “Mi dispiace, non volevo uccidere”.
I dubbi. Il primo: in nessuna misura, sul conto della vittima, sono stati trovati collegamenti con gli stupefacenti. Se ne faceva uso, lo diranno tra un paio di settimane i risultati dell'esame tossicologico. Quanto al coccio di vetro usato per colpire la vittima, il marocchino dice che stava bevendo e che, nel corso della discussione, ha spaccato la bottiglia per procurarsi un oggetto con cui compiere l'aggressione. Una versione che al momento non convince e che non ha trovato conferme: non ci sono vetri nel punto in cui Lo Cascio è stato colpito e nemmeno nelle vicinanze. Non solo: se la discussione c'è stata, è stata solo verbale. Sul corpo della vittima – sabato è stata effettuata l'autopsia dal dottor Brunero Begliomini – non sono stati trovati segni di colluttazione, possibile che tra qualche parola di troppo e l'assassinio non ci sia stato altro? Infine, non ci sarebbero fotogrammi che lascino immaginare che i due si conoscessero.
La sequenza ripresa dalle telecamere
L'arrivo della vittima, Leonardo Lo Cascio
L'aggressore arriva sulla scena del delitto
La fuga dopo il delitto
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