Non è sufficiente essere accusato di “numerosissimi episodi (alcune centinaia, da gennaio 2014 a marzo 2021) di cessione di droga” per vedersi confiscare i soldi sequestrati insieme a cocaina e ketamina. Serve che il giudice motivi la confisca seppure “la contestazione relativa ai molteplici episodi di cessione di stupefacente rende possibile che la somma in sequestro sia provento della vendita dello stesso”. Quindi? Quindi la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato da un 32enne marocchino, ha annullato la confisca e rinviato la questione al tribunale di Prato affinché si esprima con una nuova sentenza. L'uomo, lo scorso 25 gennaio, ha patteggiato davanti al giudice delle indagini preliminari, un anno e 4 mesi di reclusione e 2.400 euro di multa (pena sospesa) in seguito all'arresto per detenzione ai fini di spaccio di cocaina e ketamina. Gli investigatori sequestrarono non solo la droga ma anche 35.650 euro in contanti ritenuti frutto dell'attività di spaccio. Un collegamento scontato tanto che il giudice delle indagini preliminari ha ordinato “la confisca e l'immediata distruzione dello stupefacente e di quant'altro in sequestro”. Soldi compresi che, dunque, sarebbero passati allo Stato se non ci fosse stato il ricorso. Ma il ricorso c'è stato ed è anche stato accolto e perciò, relativamente al denaro, un giudice diverso da quello che ha formalizzato il patteggiamento dovrà riconsiderare la faccenda; ciò non significa necessariamente che il 32enne rientrerà in possesso di 35.650 euro, ma solo che il perché della confisca dovrà essere motivato.
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