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Nuovi accorgimenti per garantire ulteriormente la procedura di accesso delle provette al laboratorio di analisi centrale dell'ospedale Santo Stefano. La Asl Toscana centro corre ai ripari dopo l'ultima maxinchiesta della procura di Prato che conta 44 indagati tra medici, tecnici di laboratorio e infermieri accusati a vario titolo di peculato e truffa per i mille e passa esami del sangue che sarebbero stati fatti a parenti e amici senza il pagamento del ticket. La procedura è stata blindata con l'introduzione di espedienti che dovrebbero servire a evitare accessi impropri e irregolari come quelli su cui sta indagando il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza sotto il coordinamento dei sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli. Intanto Patrizia Casprini è stata sospesa dalla direzione del dipartimento di medicina di laboratorio; al suo posto è stato incaricato il direttore dell'ospedale Roberto Biagini. “La commissione disciplinare della Asl Toscana centro continua a lavorare e potrebbe presto varare altri provvedimenti – il commento del direttore generale Paolo Morello Marchese – mentre la commissione d'inchiesta interna prosegue, di pari passo con la procura, nei suoi accertamenti”. Accertamenti e verifiche anche sulla presenza di due medici in pensione trovati con tanto di camice nel laboratorio di analisi: che ci facevano? perché erano lì? chiamati da chi?
“Per noi è stata una sorpresa – ha detto il direttore generale – non sapevamo niente dei due dipendenti in pensione e escludo che abbiano ricevuto un incarico dalla Asl”.
L'indagine sul laboratorio di analisi che il procuratore Giuseppe Nicolosi ha descritto come regolato da un sistema di “parentopoli” e “amicopoli”, è stata per l'ospedale Santo Stefano un altro sconquasso dopo gli arresti, la scorsa estate, dei ginecologi accusati di peculato e truffa ai danni dello Stato per aver intascato soldi a nero da pazienti cinesi visitate durante l'orario di lavoro ma fuori dal normale circuito di prenotazioni al Cup. Due inchieste che hanno portato a galla non soltanto la condotta dei dipendenti ma anche una carenza nei controlli. E' stata solo la lite tra la dottoressa Casprini e un tecnico di laboratorio, approdata davanti al giudice di pace, ad avvalorare il contenuto di una lettera anonima arrivata in procura un paio di anni fa. L'anonimo segnalava sospetti sull'attività del laboratorio di analisi centrale dell'ospedale di Prato dove, stando a quanto riferito dagli investigatori, negli ultimi 4-5 anni sarebbero entrate più di mille provette prive del codice a barre associato al paziente che segue la trafila prevista e paga il ticket per sottoporsi all'esame del sangue in una delle strutture sanitarie del territorio. Nelle carte di quel processo la procura ha trovato l'appiglio a cui ancorare l'inchiesta.
“Per noi è stata una sorpresa – ha detto il direttore generale – non sapevamo niente dei due dipendenti in pensione e escludo che abbiano ricevuto un incarico dalla Asl”.
L'indagine sul laboratorio di analisi che il procuratore Giuseppe Nicolosi ha descritto come regolato da un sistema di “parentopoli” e “amicopoli”, è stata per l'ospedale Santo Stefano un altro sconquasso dopo gli arresti, la scorsa estate, dei ginecologi accusati di peculato e truffa ai danni dello Stato per aver intascato soldi a nero da pazienti cinesi visitate durante l'orario di lavoro ma fuori dal normale circuito di prenotazioni al Cup. Due inchieste che hanno portato a galla non soltanto la condotta dei dipendenti ma anche una carenza nei controlli. E' stata solo la lite tra la dottoressa Casprini e un tecnico di laboratorio, approdata davanti al giudice di pace, ad avvalorare il contenuto di una lettera anonima arrivata in procura un paio di anni fa. L'anonimo segnalava sospetti sull'attività del laboratorio di analisi centrale dell'ospedale di Prato dove, stando a quanto riferito dagli investigatori, negli ultimi 4-5 anni sarebbero entrate più di mille provette prive del codice a barre associato al paziente che segue la trafila prevista e paga il ticket per sottoporsi all'esame del sangue in una delle strutture sanitarie del territorio. Nelle carte di quel processo la procura ha trovato l'appiglio a cui ancorare l'inchiesta.
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