Si è avvalso della facoltà di non rispondere, Sergio Turini, il comandante della compagnia dei carabinieri di Prato interrogato oggi dal giudice per le indagini preliminari. Il militare, accusato di corruzione per aver diffuso informazioni riservate in cambio di benefici ad imprenditori amici italiani e cinesi, ha scelto di non esprimersi. Mentre gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire quella che definiscono “rete para massonica” di rapporti tra imprenditori locali, forze dell’ordine e altri personaggi di rilievo, si allarga il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati. Nei giorni scorsi altri due carabinieri sono finiti sotto la lente di ingrandimento, uno residente a Prato l’altro a Poggibonsi. L’inchiesta, portata avanti dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze, ha provocato sconcerto in città. Oltre al tenente colonnello Turini, a finire ai domiciliari è stato il noto l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, a capo del settore Moda di Confindustria Toscana Nord il quale avrebbe ricompensato il militare per le informazioni ricevute con numerosi benefici come il viaggio negli stati uniti per il figlio ed alcune bottiglie di vino pregiato. Si cerca su telefoni e pc per tentare di delimitare i confini di una vicenda giudiziaria che potrebbe essere solamente agli inizi e dentro la quale potrebbero essere coinvolte ancora molte personalità del territorio. Dovranno ancora essere fissati gli interrogatori di garanzia per l’imprenditore Matteini Bresci e per Roberto Moretti, il titolare dell’agenzia investigativa al quale venivano dirottati alcuni “lavoretti extra”.
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