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Inchiesta corruzione, dietro l’arresto del carabiniere e dell’imprenditore il sospetto di una rete “paramassonica”


Lunedì l'interrogatorio di garanzia per gli arrestati. Dall'inchiesta emergono riferimenti a cene esclusive e scambi di favore anche al di fuori della legge. Stamani sentito come testimone il sottosegretario Silli


Samuela Pagliara


E’ stato fissato per lunedì mattina 3 giugno l’interrogatorio di garanzia del comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, il tenente colonnello Sergio Turini, arrestato, e portato nel carcere della Dogaia, con l’accusa di corruzione per aver condiviso informazioni riservate all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci (finito ai domiciliari) in cambio di alcuni benefici. Nell’inchiesta coinvolto anche il titolare di un’agenzia investigativa di Torino Roberto Moretti, anche lui messo agli arresti domiciliari. Turini è difeso dall’avvocato Giovanni Renna mentre per Matteini Bresci l’avvocato Pier Matteo Lucibello del foro fiorentino.

Mentre il lavoro degli investigatori va avanti, emerge il sospetto di una “rete paramassonica” all’interno della quale si sarebbero mossi i tre indagati. In città resta lo sconcerto. A sorprendere non sono solamente i nomi importanti delle persone coinvolte ma anche la portata, potenzialmente enorme, alla base di quanto emerso. Secondo gli investigatori, a meritare l’attenzione sarebbe infatti la fitta rete di relazioni dentro la quale si muovevano gli indagati e sulla quale aleggia il sospetto di un sorta di circolo privato (un “club” come gli stessi indagati direbbero in alcune intercettazioni) dove sarebbero avvenuti favori e scambi anche al di fuori della legge. Imprenditori cinesi e italiani ma anche conoscenze politiche che avrebbero potuto intercedere su più piani per tenere in piedi il fruttuoso sistema di scambio di favori. A saltare all’occhio sono le numerose cene esclusive, alle quali avrebbero preso parte gli indagati, eventi ai quali poteva pertecipare solamente chi era “amico nostro”, come vine ribadito più volte. Nelle conversazioni tra Turini e Matteini Bresci ci sarebbero chiari riferimenti ad una possibile eventuale adesione da parte del comandante ad una loggia massonica nella quale il Matteini era già inserito. Nel luglio del 2023, durante una telefonata, il militare avrebbe detto all’amico imprenditore di aver ricevuto “la mantellina” ma di non aver trovato i “pantaloni”. Turini avrebbe chiesto all’amico: “Te lo sei levato il cappuccio?” Per sentirsi rispondere: “L’altra sera si è fatta una cappucciata per modo di dire…s’è fatto un aperitivo per salutarsi sicchè il cappuccio non lo avevamo”.

Il rapporto stretto tra Turini e Matteini Bresci potrebbe essere quindi solo un’angolazione di uno scenario che vedrebbe coinvolte altre persone. Ed è proprio per evitare il rischio sostanzioso di inquinamento delle prove e la reiterazione dell’influenza, in particolare sui sottoposti dell’ufficiale, che il gip avrebbe richiesto la custodia cautelare.

Ulteriori accertamenti verranno svolti all’interno dell’alloggio occupato dal tenente colonnello nella caserma di via Picasso, al fine di acquisire ulteriore materiale utile alle indagini. Secondo chi indaga, l’imprenditore Matteini Bresci (, presidente della sezione Moda di Confindustria Toscana Nord, avrebbe tentato di agevolare con ogni mezzo la sua attività imprenditoriale anche ricorrendo a circuiti inaccessibili agli altri cittadini coinvolgendo per fare ciò il comandante Turini, sempre disponibile a rendersi utile.
Intanto stamani al palazzo di Giustizia di Firenze si è presentato il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, sentito come persona informata sui fatti dai magistrati che stanno indagando. E’ Silli infatti il politico al quale Matteini Bresci si era rivolto, su richiesta del colonnello Turini, per evitare il trasferimento dell’ufficiale da Prato. Tentativo poi fallito, visto che Turini a settembre avrebbe lasciato la sede di Prato. Silli, che non è indagato, ha detto ai magistrati di aver accolto la richiesta di un amico (Matteini Bresci) e di essersi solamente informato presso il Comando dei carabinieri fermandosi quando gli è stato fatto presente che il trasferimento era irrevocabile. “Conosco da tanto Matteini Bresci- dice Silli-. So che è un imprenditore illuminato e così quando mi ha chiesto di adoperarmi per una cosa che poteva essere utile per la città, visto che in quel momento era anche vacante la poltrona di prefetto ed era appena andato via il procuratore Nicolosi, l’ho fatto, semplicemente chiedendo informazioni al comando dei carabinieri”.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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