L'inchiesta sull'alluvione del 2 novembre è entrata nella seconda fase. Conclusa l'acquisizione di atti, documenti, contratti, convenzioni e corrispondenza interna ed esterna presso gli uffici dei Comuni di Prato e di Montemurlo e nelle rispettive sedi della Protezione civile, presso il Genio civile, il Consorzio di bonifica Medio Valdarno e il Centro funzionale regionale della Toscana, la procura ha affidato l'esame e lo studio delle carte ad un collegio di esperti in idrogeologia, idraulica fluviale e protezione civile. Un pool di quattro professionisti scelti sulla base delle specifiche competenze che, riuniti, dovranno rispondere al quesito che sta alla base dell'inchiesta: cause dell'alluvione, concause legate a eventuale omessa, incompleta o errata manutenzione, valutazione dell'emergenza idrica e successive indicazioni precauzionali fornite ai cittadini. Un quesito complesso, con una pluralità di aspetti che vanno al di là del solito ritornello di una pioggia tanto eccezionale da rendere imprevedibili le conseguenze. Il lavoro dei quattro professionisti abbraccerà tutta la provincia di Prato e tutti, uno per uno, i corsi d'acqua.
L'inchiesta riunisce tre diversi fascicoli, tutti, al momento, senza indagati: quello per omicidio colposo relativamente al decesso di due persone per annegamento, quello per disastro colposo relativamente ai danni, quello aperto sulla scorta della quindicina di esposti di gruppi di cittadini. Alcuni degli esposti sono ritenuti particolarmente importanti perché ripercorrono lo storico di interventi che nel tempo sono stati fatti e che potrebbero aver influito, per esempio, sul naturale percorso delle acque, o che potrebbero aver indebolito il sistema di tenuta degli argini o comunque reso più vulnerabile il territorio anche attraverso opere realizzate senza tenere conto della loro influenza sui luoghi. Passando al vaglio gli esposti, i sostituti Valentina Cosci e Alessia La Placa hanno trovati numerosi spunti ed è anche per questo che dalla procura arriva l'invito a segnalare, anche in forma anonima, qualunque fatto, qualunque circostanza che ha una potenziale attinenza con l'alluvione e con la sua devastazione. In più, l'inchiesta accende un faro sul fronte protezione civile: si tratta di capire se fu corretto diramare l'allerta arancione, se furono adottate le giuste precauzioni, se furono fornite con i mezzi e i canali a disposizione le giuste e puntuali informazioni alla cittadinanza.
Le indagini, affidate al nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri e ai loro colleghi del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale, vanno avanti senza sosta. Sono 100mila i file acquisiti non solo presso gli uffici pubblici ma anche presso le redazioni dei giornali e delle tv, estratti dai social, recuperati attraverso un lavoro di ricerca che non ha escluso niente.
Obiettivo della procura non è cercare colpevoli ad ogni costo ma escludere profili colposi, capire se i danni del 2 novembre sono solo da attribuire ad un fenomeno di maltempo eccezionale o se ci sono concause che possono aver giocato un ruolo.
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