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Imprenditore sequestrato e picchiato, in Appello maxisconto di pena per gli autori


I fatti avvennero a Vinci ma i responsabili erano tutti di Prato. Per i giudici di secondo grado non fu un sequestro a scopo di estorsione ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Uno degli imputati coinvolto anche nella morte di un broker il cui cadavere fu trovato a Le Sacca


Claudio Vannacci


Fu aggredito, picchiato e sequestrato davanti ad un locale a Vinci ma i rapitori non agirono a scopo di estorsione. Così hanno stabilito i giudici della Corte d’Appello di Firenze che oggi, mercoledì 12 giugno, hanno ridotto da 17 anni e 4 mesi a 3 anni e 6 mesi la condanna inflitta con il rito abbreviato a tre cinesi, tutti di Prato, finiti in carcere con l’accusa di sequestro a scopo di estorsione, lesioni aggravate e detenzione di un taser. La vittima, un connazionale imprenditore, finì nelle mani dei tre il 18 gennaio 2021. I giudici di secondo grado hanno recepito le tesi degli avvocati difensori, tutti di Prato: Tiziano Veltri, Tommaso Magni, Antonino Denaro e Leonardo Pugi. Non estorsione ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Una questione di soldi, un regolamento di conti per questioni economiche: 20mila euro la richiesta in cambio del rilascio. La vittima fu liberata dopo alcuni giorni. I tre cinesi furono arrestati un anno dopo, il 25 gennaio 2022. Tra loro anche l’uomo accusato di un altro sequestro di persona a scopo di estorsione di un altro connazionale, un broker di 34 anni, i cui resti furono trovati il 10 giugno 2021 nei boschi de Le Sacca, collina a nord di Prato, dopo diversi giorni dalla denuncia di scomparsa. Quando, ad aprile 2022, gli inquirenti lo individuarono come presunto colpevole, il cinese era già in carcere per i fatti di Vinci. Anche nel caso del sequestro concluso con la morte dell’ostaggio, c’erano in mezzo interessi economici con la richiesta di un riscatto di 300mila euro come ricostruirono le indagini dei carabinieri. Gli avvocati Veltri, Magni, Denaro e Pugi hanno convinto i giudici che l’imprenditore di Vinci non fu sequestrato per avanzare una richiesta di riscatto. Le motivazioni della sentenza, attese per le prossime settimane, spiegheranno la vicenda. Resta la modalità interna alla comunità cinese di regolare i conti quando si parla di debito: sequestri-lampo risolti in poche ore senza l’intervento delle forze dell’ordine ma solo dietro il pagamento di contanti. Non una leggenda evidentemente. In questo caso, l’imprenditore avrebbe ammesso di aver maturato un debito alleggerendo di tantissimo la posizione degli imputati. 

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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