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Imprenditore condannato per usura, sequestrati beni per un valore di due milioni e mezzo di euro


Il provvedimento, emesso dal tribunale di Firenze, è stato eseguito dai carabinieri e dalla guardia di finanza a carico di un uomo residente a Poggio a Caiano. Nel 2018 aveva patteggiato una pena a 3 anni e 10 mesi


Redazione


Due milioni e mezzo di euro sequestrati ai fini della confisca ad un imprenditore calabrese residente a Poggio a Caiano, Francesco Cardone, 51 anni, condannato nel 2018 con la formula del patteggiamento a 3 anni e 10 mesi di reclusione per usura. Il provvedimento, emesso dal tribunale di Firenze su richiesta della procura, ha come fondamento “la sproporzione – secondo l'accusa – tra i redditi dichiarati e i beni disponibili”; “beni di cui – ancora l'accusa – l'imprenditore sarebbe entrato in possesso grazie ai proventi dell'attività di usuraio”. Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri e dalla guardia di finanza che hanno messo i sigilli a sedici rapporti finanziari, due autoveicoli, quote societarie e tre fabbricati. E' la prima volta che il tribunale di Firenze firma un provvedimento di questo genere nella fase successiva alla condanna.
Stando alle indagini, tra il 2014 e il 2017 Cardone avrebbe accordato prestiti a tassi di usura del 300 per cento annuo a imprenditori in difficoltà, tra cui titolari di bar, ristoranti e negozi di Firenze e dell'hinterland. In un caso avrebbe preteso un'abitazione la cui planimetria fu trovata nella sua disponibilità come pagamento del debito. A mettere in moto l'inchiesta del sostituto Christine Von Borries, la denuncia di una donna finita nella rete usuraia.Tra le vittime anche un tabaccaio che si era affidato ai biglietti della lotteria e ai numeri del Lotto nel tentativo di recuperare i soldi per sanare i debiti.
Gli accertamenti sulle disponibilità economiche e finanziarie dell'imprenditore hanno riguardato nove persone: “Si è trattato – come si legge in un comunicato della guardia di finanza – di un'approfondita analisi di come e quando sono stati acquistati beni mobili e immobili dal nucleo familiare del condannato o da società e soggetti a lui riconducibili. Sono stati ricostruiti i redditi del nucleo familiare per gli anni in cui l'uomo ha fatto l'attività di usuraio e confrontati con le spese documentate e quelle presumibili dimostrando che negli anni esaminati sono stati fatti acquisti di beni per alcune centinaia di migliaia di euro in eccesso rispetto ai redditi dichiarati. Da qui – concludono gli investigatori – la presunzione che tutto il patrimonio fosse inquinato dalla provenienza illecita”.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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