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Il maxiprocesso alla banda di spacciatori con base a Prato non si farà più a Roma: tutto riparte da zero


Il tribunale di Roma ha accolto l'istanza della difesa che ha sollevato la questione della competenza territoriale. Gli atti trasmessi alla Dda di Firenze, competente per i reati di stampo associativo. Il blitz dei carabinieri risale allo scorso marzo: 47 arresti tra la Toscana, il Lazio e la Grecia


Redazione


Non era a Roma ma a Prato la base operativa del vasto giro di droga che lo scorso marzo ha fatto scattare l'arresto per 47 tra cinesi, filippini e italiani accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione. Il tribunale di Roma ha accolto l'istanza dell'avvocato Alessandro Fantappiè sulla competenza territoriale e ha stabilito che sì, le radici del sodalizio erano a Prato e dunque tocca ai magistrati di Firenze occuparsi dell'inchiesta. L'avvocato difende diversi cinesi tra i quali una donna che è ritenuta il vertice dell'organizzazione smantellata dai carabinieri al termine di un'indagine sviluppata tra l'estate 2021 e quella successiva tra la Toscana, il Lazio e la Grecia grazie alla decisione di un collaboratore di giustizia di vuotare il sacco. Altri cinesi sono assistiti dagli avvocati Tiziano Veltri e Giuseppe Nicolosi che si sono uniti alla richiesta del collega Fantappiè di trasferire il processo nella sede ritenuta naturale: Prato.
Gli atti sono stati trasmessi alla Dda di Firenze, competente per i reati di stampo associativo. Ricomincia tutto dall'inizio e ciò significa che quello che è stato fatto a Roma da marzo ad oggi non ha più valore. Le indagini portarono alla luce un grosso giro di shaboo, ketamina e altre sostanze sintetiche. Le misure cautelari furono notificate a decine di persone: 19 rinchiuse in carcere, 16 messe agli arresti domiciliari, 12 colpite da divieti di dimora. Gli inquirenti ricostruirono che una 'cellula madre' dell'organizzazione era gestita da donne che spostavano la droga nascondendola nei peluche per bambini e in confezioni di alimenti. La cellula principale, come dimostrato dall'avvocato Fantappiè, aveva sede a Prato e la responsabile, stando agli investigatori, aveva imposto una sorta di dazio sulla droga importata in Italia. Droga che veniva poi smerciata all'ingrosso da cinesi o filippini e da qualche italiano fidatissimo. L'organizzazione si occupava anche di prostituzione con il reclutamento di giovani donne impiegate in club e locali vari, gli stessi dove veniva piazzata la droga.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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