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Il malessere nelle carceri, presidio davanti alla Dogaia: “Basta morti, è il momento di cambiare la situazione”


All'indomani dell'ennesimo suicidio di un detenuto, avvocati, forze politiche, sindacati e associazioni si sono riuniti per denunciare le criticità. Da inizio anno sono già 21 le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre


Nadia Tarantino
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Suicidio numero 21 dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. Il numero 21 nei primi 57 giorni del 2024 appartiene a un 45enne rinchiuso nel carcere di Prato. Sono i numeri a dare la dimensione più immediata di un fenomeno, ma ognuno è un nome e un cognome, un padre, un figlio, un fratello, un amico. Una persona. Il grido di allarme è forte ogni volta e sono tante le realtà che scendono in campo per chiedere che il sistema carcerario venga rivisto, aggiustato e reso quello che la Costituzione dice: un luogo di rieducazione del condannato. Davanti alla Dogaia, oggi, mercoledì 28 febbraio, presidio degli avvocati della Camera penale di Prato e dei rappresentanti locali di Pd, Radicali, +Europa, M5S, Azione, Italia Viva, Demos, Psi, SI, Fp Cgil, Uil e Arci. Due documenti per denunciare che la vita, nelle carceri italiane, è al limite. E forse oltre.
“Siamo a Prato al secondo suicidio in poche settimane – le parole dell’avvocato Gabriele Terranova, della commissione Carcere della Camera penale di Prato – due vittime che, sommate alle altre, rispecchiano la situazione di grande sofferenza che attraversa i luoghi di detenzione del nostro Paese. Oggi è il momento di tacere e di esprimere il più profondo cordoglio”.
E’ il momento del dolore, della definitiva presa di coscienza della scia di lutto che unisce le carceri di tutta Italia. “Una sconfitta per tutto il sistema giustizia italiano – il documento politico – un suicidio ogni tre giorni e da questo dato prende le mosse il presidio”. Un presidio per chiedere interventi, per chiedere che “le famiglie dei detenuti, le associazioni che orbitano attorno al carcere, vengano ascoltate: un contatto con il mondo”. Richieste di attenzione rivolte al Governo.
I problemi sono tanti, troppi. Una popolazione carceraria difficile se si pensa che circa il 50 per cento è sottoposto a terapia farmacologica psichiatrica. E Prato è sempre più spesso meta di trasferimenti di detenuti ‘critici’ con tutto quello che ciò comporta. Sono persone che hanno bisogno di cure, di essere seguite e inserite in percorsi specifici, che dovrebbero stare in strutture diverse come le Rems ma i posti sono pochi e le liste d’attesa lunghissime.
Un presidio – spiega Lorenzo Tinagli, Pd – “per chiedere di fare luce sulla grave situazione a cui è arrivato il momento di dare soluzioni”. Il documento di partiti, sindacati e associazioni fa riferimento anche alla condizione dei lavoratori “costretti a fare gli straordinari per coprire le carenze di organici di polizia penitenziaria, in particolare per quanto riguarda le figure di coordinamento come ispettori e sovrintendenti, senza dimentica il numero non adeguato degli agenti, vittime essi stessi di episodi critici”. E ancora una sottolineatura: “La mancanza di un direttore effettivo e di un comandante titolare”.
“Abbiamo bisogno di risposte concrete – la conclusione del documento – per vedere garantiti anche a Prato il rispetto dei diritti dei detenuti e di coloro che lavorano e operano all’interno del carcere”. I lavoratori, alla Dogaia, sono quasi 250.
Al presidio si sono uniti gli educatori (in servizio 6 sui 9 previsti dalla pianta organica) e gli insegnanti che si occupano dei corsi di alfabetizzazione, delle lezioni di scuola media e superiore (ci sono diversi detenuti che sono ad un livello più alto e seguono corsi di laurea). Da loro la denuncia di carenze che non consentono di offrire ai detenuti tutte le opportunità che si potrebbero mettere in gioco. Un esempio soltanto, immediato: la biblioteca è chiusa da anni, i libri che arrivano in dono dalla Lazzerini restano negli scatoloni. Perché questo spazio non è aperto? “Gli agenti sono pochi e non riescono a garantire la vigilanza che serve”.
“Meno di una settimana fa – spiegano gli avvocati della Camera penale – in Commissione Giustizia della Camera, anche le forze di maggioranza sembrano avere finalmente preso atto dell’urgenza di un intervento che alleggerisca la tensione, individuato in una versione annacquata del disegno di legge Giachetti sulla liberazione anticipata allargata che sembra trovati ampi consensi. Ce lo auguriamo. Da tempo andiamo predicando che non c’è più tempo e che bisogna fare il possibile per fermare questa triste, lunga ondata di lutto”.  

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

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Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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