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I controlli nelle aziende cinesi adesso ci sono e funzionano. Basta scorrere l’elenco dei blitz compiuti da settembre ad ora dalle speciali squadre interforze. Però iniziano a funzionare anche le contromisure adottate dai cinesi per rispondere ai controlli a tappeto effettuati dalle forze dell’ordine. L’aspetto più evidente di ciò e lo spostamento in massa dai soppalchi dei capannoni agli appartamenti, dove però continuano a vivere stipati in condizione igienico-sanitarie quantomai precarie.La novità è emersa in Prefettura in occasione del primo bilancio dei risultati ottenuti su questo fronte con la nuova metodologia seguita dalla squadra di interforze dallo scorso 11 settembre. Le ripercussioni sul piano della sanità pubblica non sono da sottovalutare, come spiega il responsabile del dipartimento di salute e igiene pubblica dell’Asl 4 di Prato: “Riceviamo sempre più segnalazioni da parte dei condomini. Qui non si tratta di 7-8 persone, ma di una presenza di 25 persone stipate in un alloggio con un’alternanza giorno notte continua a cui si aggiunge la preparazione di cibi che generano cattivi odori. Dobbiamo dare una risposta al degrado”. In attesa di trovare nuove risposte alle astuzie cinesi, le istituzioni e le forze di polizia assicurano che sul fronte dell’illegalità economica l’attenzione è e resterà massima, grazie sopratutto al nuovo metodo d’intervento che vede la partecipazione congiunta e simultanea due volte a settimana di polizia, vigili, carabinieri, asl, arpat, vigili del fuoco e guardia di finanza supportati da verifiche incrociate su banche dati fino ad arrivare al provvedimento di inagibilità dell’immobile da parte del sindaco di Prato. Dall’11 settembre sono stati posti sotto sequestro e dichiarati inagibili 40 capannoni, mentre sono 120 le aziende cinesi (di queste solo una è a gestione italiana) che hanno cessato l’attività. A questi numeri si aggiungono 260 clandestini colpiti da decreto di espulsione e 1.459 macchinari sequestrati in via amministrativa.