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La realizzazione di due campi da padel, in aggiunta ai due già esistenti, nel complesso sportivo del Tennis club Prato, in via Firenze, ha messo nei guai il presidente Marco Romagnoli. Perché? Perché, secondo la procura che lo ha indagato, i campi sono stati costruiti senza permesso e in una zona soggetta a vincolo paesaggistico. A carico di Romagnoli, difeso dall'avvocato Guido Giovannelli, è stato emesso un decreto penale che lo condanna a pagare 11.600 euro di ammenda nella sua qualità di committente dei lavori e legale rappresentate del Tc Prato. Stessa, identica sorte toccata a Giuseppe Mazzeo, presidente della Castelnuovo Lavori, esecutore materiale dell'intervento, assistito dall'avvocato Elisa Monticelli. Entrambi hanno proposto opposizione respingendo la contestazione.
Stando agli accertamenti del sostituto Alessia Iacopini, che ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari, Leonardo Chesi, il decreto penale di condanna, è stato collocato un pallone pressostatico dotato di illuminazione e di impianto di condizionamento sotto il quale sono stati costruiti due campi da padel. Il pallone, alto quasi 10 metri e che occupa una superficie di circa 30 metri per 25 con piedi di metallo piantati nel terreno, è nato su un'area che ricade nel complesso sportivo senza che ciò sia stato preceduto da alcuna autorizzazione (è in corso la sanatoria ndr).
Nell'imputazione, scritta in seguito ad una verifica che risale allo scorso gennaio quando i lavori erano in corso, si fa riferimento anche al fatto che l'opera edilizia è stata eseguita in una zona sottoposta al vincolo dei beni paesaggistici. Un'opera edilizia a tutti gli effetti, secondo il convincimento della procura prima e del tribunale dopo, non per gli avvocati decisi ad andare avanti sostenendo che l'autorizzazione non serviva. La vicenda, dunque, è destinata a tornare sulle scrivanie dei magistrati.
Stando agli accertamenti del sostituto Alessia Iacopini, che ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari, Leonardo Chesi, il decreto penale di condanna, è stato collocato un pallone pressostatico dotato di illuminazione e di impianto di condizionamento sotto il quale sono stati costruiti due campi da padel. Il pallone, alto quasi 10 metri e che occupa una superficie di circa 30 metri per 25 con piedi di metallo piantati nel terreno, è nato su un'area che ricade nel complesso sportivo senza che ciò sia stato preceduto da alcuna autorizzazione (è in corso la sanatoria ndr).
Nell'imputazione, scritta in seguito ad una verifica che risale allo scorso gennaio quando i lavori erano in corso, si fa riferimento anche al fatto che l'opera edilizia è stata eseguita in una zona sottoposta al vincolo dei beni paesaggistici. Un'opera edilizia a tutti gli effetti, secondo il convincimento della procura prima e del tribunale dopo, non per gli avvocati decisi ad andare avanti sostenendo che l'autorizzazione non serviva. La vicenda, dunque, è destinata a tornare sulle scrivanie dei magistrati.
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