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Anche la Corte d'appello di Firenze mette al riparo il patrimonio personale dei tre fratelli Grassi dalle mire dei creditori della Grassi snc, costituita nel 2011 per raggruppare le imprese del gruppo e dichiarata fallita nel dicembre del 2018 dopo sette anni di concordato.
Oggi, 12 ottobre, la seconda sezione civile ha rigettato il ricorso proposto dal curatore fallimentare Leonardo Castoldi contro il decreto del tribunale fallimentare di Prato dello scorso maggio con cui veniva respinta la richiesta di estendere ai componenti della famiglia il fallimento della Grassi snc (LEGGI).
Quindi in sostanza il patrimonio familiare dei tre fratelli Grassi è definitivamente salvo e non potrà essere aggredito dai creditori a cui restano solo i beni della snc, un volume di poca consistenza.
A restare con un pugno di mosche in mano sono soprattutto gli ex dipendenti che hanno circa 650mila euro di stipendi arretrati da riscuotere.
Oggi, 12 ottobre, la seconda sezione civile ha rigettato il ricorso proposto dal curatore fallimentare Leonardo Castoldi contro il decreto del tribunale fallimentare di Prato dello scorso maggio con cui veniva respinta la richiesta di estendere ai componenti della famiglia il fallimento della Grassi snc (LEGGI).
Quindi in sostanza il patrimonio familiare dei tre fratelli Grassi è definitivamente salvo e non potrà essere aggredito dai creditori a cui restano solo i beni della snc, un volume di poca consistenza.
A restare con un pugno di mosche in mano sono soprattutto gli ex dipendenti che hanno circa 650mila euro di stipendi arretrati da riscuotere.
Era stato proprio il curatore fallimentare nei mesi scorsi a chiedere al tribunale di allargare l’orizzonte della snc già dichiarata fallita in seguito all’istanza della procura. Da tempo i sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli stanno lavorando all’ipotesi di bancarotta fraudolenta scaturita proprio dal fallimento, dichiarato dopo sette anni di concordato durante i quali gli ex operai, creditori privilegiati, hanno continuato a chiedere invano il pagamento di quanto dovuto.
Castoldi aveva rafforzato la sua richiesta di coinvolgere nel fallimento i fratelli con una dettagliatissima relazione secondo la quale l’amministrazione e la direzione della snc sarebbero state in capo alla famiglia attraverso una holding. Una lettura giuridica condivisa dalla procura che lo scorso anno, dopo aver appreso dal liquidatore giudiziale che la snc non era nelle condizioni di rispettare i patti previsti dal concordato preventivo, aveva immediatamente chiesto al tribunale di staccare la spina. Richiesta accolta in breve tempo.
Castoldi aveva rafforzato la sua richiesta di coinvolgere nel fallimento i fratelli con una dettagliatissima relazione secondo la quale l’amministrazione e la direzione della snc sarebbero state in capo alla famiglia attraverso una holding. Una lettura giuridica condivisa dalla procura che lo scorso anno, dopo aver appreso dal liquidatore giudiziale che la snc non era nelle condizioni di rispettare i patti previsti dal concordato preventivo, aveva immediatamente chiesto al tribunale di staccare la spina. Richiesta accolta in breve tempo.
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