E’ una trattativa riservata quella che Eni ha intavolato per il risarcimento ai familiari delle cinque vittime che hanno perso la vita nell’esplosione al deposito di Calenzano lo scorso 9 dicembre. Una trattativa tra le parti, un confronto che è appena all’inizio e che al momento si sarebbe tradotto in uno scambio tra avvocati: quelli della società e quelli che ciascun parente delle vittime ha nominato per farsi assistere nel procedimento che avrà un percorso penale e un percorso civile. I risarcimenti di Eni – una volta che sarà raggiunto l’accordo – sono indipendenti dalle responsabilità che dovessero essere accertate dalla procura e ciò significa che la trattativa è slegata dall’inchiesta che il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, sta portando avanti con passo deciso e che per ora vede nove indagati: sette sono dirigenti e funzionari di Eni e due appartengono a Sergen, l’azienda che stava effettuando lavori di manutenzione nel deposito quando si sono verificate le esplosioni che hanno originato il devastante incendio. A queste iscrizioni si aggiunge quella della stessa Eni spa.
Intanto la richiesta della procura di procedere ad incidente probatorio per fissare definitivamente elementi e prove raccolti nel corso della consulenza affidata ad un gruppo di massimi esperti, è stata recepita dal giudice delle indagini preliminari che il 9 maggio, a cinque mesi esatti dalla tragedia, riunirà l’accusa e le difese per dare il via all’esame irripetibile che avrà un peso non indifferente nell’eventuale, ma chiaramente scontato, processo. Così come, seppure in modo marginale, avranno un peso i risarcimenti ai parenti delle vittime e ai feriti, oltre che alle imprese e ai cittadini che hanno sùbito danni.
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