Non migliorano le condizioni dei due operai feriti nell’esplosione al deposito Eni a Calenzano e dal 9 dicembre, giorno della tragedia, ricoverati al Centro grandi ustioni di Pisa in prognosi riservata. I due, Emiliano Braccini, 61 anni, autotrasportatore di Collesalvetti, e Luigi Murno, 37 anni, manutentore della provincia di Potenza sono in terapia intensiva e ancora in pericolo di vita, in coma farmacologico e intubati. Lo fa sapere il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, che ha precisato che “i sanitari stanno procedendo alle manovre finalizzate al graduale risveglio, sempre che sia possibile”. Le indagini intanto vanno avanti. L’inchiesta, a cui dal primo giorno la procura ha dato carattere di priorità, prosegue per accertare l’esatta dinamica dell’esplosione che – ormai è accertato – scaturì dal conflitto tra il rifornimento delle cisterne e i lavori di manutenzione su una linea di benzina affidati a Sergen, società con sede in Basilicata specializzata in lavori su impianti e condotte di idrocarburi. Il procuratore ha dato mandato ad un pool di consulenti di ricostruire il disastro sotto diversi profili e l’esito della superperizia è atteso per metà febbraio. Il 30 gennaio è fissato l’ultimo sopralluogo utile agli esperti ad ultimare i rispettivi elaborati. Lo stabilimento, ovviamente, è sotto sequestro con la custodia affidata ai vigili del fuoco del comando provinciale di Firenze. Diverse le perquisizioni già fatte e quelle da fare insieme a ispezioni e sequestri per consentire le iscrizioni sul registro delle notizie di reato. La procura ipotizza l’omicidio colposo plurimo, il crollo doloso di costruzioni o altri disastri e la rimozione o omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Cinque i morti e 26 i feriti del più grave disastro avvenuto nella piana fiorentina.
Riproduzione vietata