Centosessantaquattro imprese finte, inesistenti, mai entrate in attività o ferme da anni. Imprese fantasma, di facciata, le cosiddette ‘apri e chiudi’ finalizzate a creare profitti illeciti a cui la guardia di finanza ha messo un freno al termine di una complessa attività di verifica. L’indagine ha riguardato centinaia di aziende con sede legale o attività dichiarata nella provincia di Prato con particolare attenzione a quelle registrate da meno di sei mesi. Numerose le irregolarità rilevate esaminando i dati delle banche dati istituzionali e i flussi della fatturazione elettronica obbligatoria. L’indagine ha fatto emergere che le partite Iva erano state avviate ma solo sulla carta e questo ha fatto sorgere il dubbio che potessero servire all’emissione di fatture false, al riciclaggio di denaro, al trasferimento di fondi all’estero o alla riscossione indebita di crediti di imposta. Molte delle 164 partite Iva bloccate sono risultate collegate a società inattive o ferme da anni, altre invece collegate a società di recente costituzione con dati falsi o incompleti e per questo difficilmente tracciabili. Per altre, infine, non è stato possibile dimostrare un collegamento dubbio, ma i sospetti di finalità non in linea con un’attività imprenditoriale trasparente sono stati significativi. La chiusura delle imprese è frutto di una sinergia tra la guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate che ha l’obiettivo di neutralizzare qualsiasi manovra che danneggia il sistema economico.
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