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Dopo 22 anni e quattro processi riescono a farsi dare le chiavi del parcheggio condominiale


L'ultima parola è stata scritta recentemente con il riconoscimento delle ragioni fondate sul 'diritto reale d'uso'. La questione, molto tecnica, ha contrapposto venditore e acquirente di un ufficio in via Simintendi. Le parti si sono date battaglia a colpi di carte bollate arrivando fino alla Cassazione e continuando con un secondo processo d'Appello


Redazione


Quasi un quarto di secolo, per la precisione 22 anni e qualche mese: tanto è passato prima che la giustizia riconoscesse a due avvocati il sacrosanto diritto di utilizzare i posti auto associati all'ufficio che occupano in via Simintendi a Prato, venduto da un istituto di credito e acquistato dall'immobiliare Adler nel 2001. Sacrosanto perché affermato in modo indiscutibile dalla giurisprudenza sulla scorta di una norma di legge chiara, anzi chiarissima. Eppure ci sono volute montagne di carte bollate e quattro processi civili prima di ottenere le chiavi del parcheggio. Non è mai troppo tardi per avere giustizia, ma qualche volta non è proprio vero: nel frattempo, infatti, i due avvocati – Maurizio Briganti e Giuseppe Piccioli – sono andati in pensione e quei posti auto che avrebbero evitato ventidue anni di  guerra contro carenza di parcheggi, strisce blu, divieti di sosta, pulizia strade e cantieri, sono diventati il simbolo di un principio negato, quello del 'diritto reale d'uso'. 
La questione, particolarmente ricca di tecnicismo, è arrivata a conclusione poche settimane fa dopo una serie di tappe: un processo di primo grado davanti al tribunale di Prato (perso), un processo di Appello a Firenze (perso). Altra tappa da Firenze a Roma per il ricorso alla Cassazione che ordina un nuovo processo di secondo grado e rispedisce le carte a Firenze. Ed è a questo punto che si arriva ai titoli di coda: giusta la rivendicazione del 'diritto reale d'uso' avanzata da Briganti e Piccioli attraverso la proprietà del loro ufficio, l'immobiliare Adler. Giusta, dunque, anche l'insistenza, la perseveranza dell'avvocato Chiara Calcagnini che ha assistito i due colleghi. 
Il contratto di vendita dell'ufficio viene firmato nel 2001. L'immobiliare Adler diventa proprietaria dell'immobile che si porta dietro ha una dote: 37 metri quadrati e mezzo di parcheggio (più o meno tre posti auto) nel seminterrato. La dote si chiama 'diritto reale d'uso' ed è connessa alla legge urbanistica che prevede un metro quadrato di parcheggio ogni ventri metri cubi di superficie venduta. Che non vuol dire l'acquisto dei posti auto, ma il diritto ad usarli. Diritto che passa di mano via via che anche l'immobile passa di mano ma nel caso dei due avvocati non è stato così: il venditore, infatti, quei parcheggi non li ha mai messi a disposizione. Ed ecco che inizia la lunghissima vicenda giudiziaria. Adler non chiede alla banca soltanto di beneficiare del famoso 'diritto reale d'uso' ma presenta anche il conto (diverse migliaia di euro) per il danno ricevuto dalla mancata disponibilità dei posti auto. Richieste accolte in tutto e per tutto dall'ultima sentenza con tanto di rivalutazione degli interessi sulla cifra iniziale e con tanto di rimborso delle spese legali.
nadia tarantino
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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