Si è arrampicato fino al tetto e ha minacciato di lanciarsi nel vuoto. Protagonista un giovane detenuto nordafricano rinchiuso nel carcere delle Dogaia. E’ successo ieri, mercoledì 26 marzo, proprio nei momenti in cui era in corso, al Palazzo comunale di Prato, la cerimonia per i 208 anni della fondazione del Corpo della polizia penitenziaria. Il detenuto è stato convinto dagli agenti a scendere e ad abbandonare la propria protesta che troverebbe ragione nelle lungaggini circa la risposta alla richiesta di trasferimento in un’altra struttura. Secondo quanto ricostruito, l’uomo, durante l’attività ricreativa nel campo sportivo, ha usato la recinzione come muro di arrampicata fino a raggiungere il tetto da dove, minacciando il suicidio, ha chiesto di parlare con i vertici dell’amministrazione penitenziaria.
“Solo l’intervento degli agenti ha evitato una fine tragica – scrive in un comunicato la Uilpa – il detenuto in questione non è nuovo a proteste e a minacce di suicidio”.
Ivan Bindo, segretario generale Uilpa, denuncia una volta di più le condizioni critiche del carcere di Prato: “Si consideri il fattore sovraffollamento con 630 detenuti in 580 posti disponibili – dice – si consideri la grave carenza di sottufficiali, figure di riferimento sia per gli agenti che per i detenuti, si consideri la presenza di un direttore part time e di un comandante a tempo determinato: tutto questo impedisce di mettere in campo un progetto duraturo, improntato alla corretta gestione dei vari circuiti presenti alla Dogaia. La situazione è insostenibile per i lavoratori che continuano a pretendere rispetto da un sistema incentrato unilateralmente verso i detenuti”. Infine: “L’ultimo fatto avvenuto ieri mostra il fallimento del carcere di Prato, del sistema penitenziario in generale ormai al collasso e di una gestione non più attuale. Non c’era molto da festeggiare ieri”.
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