168
Permane altissima la tensione nel carcere di Prato, dopo la rivolta di ieri di alcuni detenuti della seconda sezione che si sono muniti di spranghe di legno e macchinette da caffè inserite all’interno di calzini, minacciando l'esiguo personale di polizia penitenziaria in servizio e rompendo qualunque cosa gli capitasse a portata di mano come telecamere, finestre e le varie suppellettili.
"La folle protesta – spiega Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – è scaturita dopo le lamentele di alcuni detenuti che non gradivano il vitto fornito dell’amministrazione. Solo grazie al professionale intervento dei colleghi in servizio, supportati dal personale intervenuto dall’esterno e della caserma, la situazione e tornata alla normalità dopo alcune ore di mediazione. Questa volta nessuno si è fatto del male, ma non si può andare avanti così. La situazione nel penitenziario pratese, già denunciata dal Sappe, è seriamente preoccupante”.
Sulla vicenda interviene anche Donato Capece, segretario generale Sappe: “Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano – dice -. In pratica, ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria".
Edizioni locali: Prato