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Un assegno circolare di un euro messo sotto gli occhi dell’avvocato che assiste la vittima del reato di stalking che ha portato alla condanna un ex vigilante privato. Quell’euro chiesto come risarcimento simbolico per dimostrare che l’unico interesse era ottenere giustizia e non soldi.
Una scena che ha colpito profondamente la difesa della vittima: “Un gesto oltraggioso – il commento dell’avvocato Alberto Rocca che con la collega Rachele Santini assiste la donna di 33 anni che ha denunciato l’ex che per mesi l’ha seguita e spiata – un gesto che mai ci saremmo aspettati”.
È quanto successo nella mattina di ieri, martedì 15 dicembre, in tribunale, a Prato durante l’ultima udienza del processo a carico di un uomo accusato di stalking, denunciato ad aprile del 2019 dopo aver seguito la ex fidanzata e aver picchiato con un manganello l’uomo che l’accompagnava. Il giudice Carlo Cataudella ha condannato l’imputato a un anno e 10 mesi di reclusione, senza sospensione della pena.
Il pubblico ministero aveva chiesto due anni. L’uomo dovrà tornare in tribunale nelle prossime settimane e questa volta per rispondere di lesioni per l’aggressione con il manganello.
Le persecuzioni aveva impaurito tantissimo la donna, costretta anche a rivolgersi ad uno psicologo per riuscire a superare lo stato d’ansia nel quale era precipitata. Uno stalking fatto di messaggi su messaggi, pedinamenti, appostamenti. In aula la vittima, costituita parte civile, ha chiesto un euro di risarcimento. Un risarcimento simbolico, esattamente come la lira che l’avvocato Lagostena Bassi chiese nel 1978 per una sua assistita vittima di di stupro. La volontà, allora come ieri, di veder resa giustizia. La condanna c’è stata e anche il risarcimento di un euro: “Continuo a dire che si è trattato di un gesto oltraggioso e giuridicamente infondato dal momento che non contempla il reale danno patito dalla vittima che deve essere tenuta indenne da qualsiasi ricaduta economica derivante da un processo. Sono rimasto molto male oltre che dispiaciuto".
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