Sette anni di reclusione al pakistano che la sera dello scorso 15 dicembre colpì con una mannaia al collo un cinese, collega di lavoro. Tentato omicidio è l’accusa mossa nei confronti dell’imputato, 24 anni, dipendente del ristorante Hao Sushi, in via Cellini a Prato. La vittima, il capocuoco, 40 anni, riportò una profonda ferita al collo e finì all’ospedale con una prognosi di 48 giorni. Il processo con rito abbreviato è stato celebrato ieri, martedì 14 maggio, dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato, Leonardo Chesi. Il pakistano, difeso dagli avvocati Andrea Parlanti e Ivan Esposito, è rinchiuso nel carcere della Dogaia dal giorno dell’arresto. L’aggressione fu il culmine di una violenta lite scoppiata tra i due mentre il ristorante cominciava a riempirsi per la cena. Il pakistano afferrò la mannaia e si scagliò contro il capocuoco che, già ferito al collo, fu fatto bersaglio di altri colpi tutti però andati a vuoto grazie all’intervento di altri dipendenti del ristorante. I motivi della lite non sono stati mai chiariti. I proprietari del locale – marito e moglie cinesi – raccontarono che l’aggressore era al suo primo giorno di lavoro. La polizia, intervenuta sul posto, rintracciò il giovane nascosto dietro una siepe, accovacciato, con gli abiti e le mani sporchi di sangue. Il pakistano confessò ma non spiegò il perché di quel litigio così violento. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 10mila euro alla vittima, assistita dagli avvocati Tiziano Veltri e Stefania Turano. Anche la proprietà del ristorante si è costituita parte civile per il danno di immagine.
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