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Chiedono il pizzo all’imprenditore in cambio di protezione, in manette i due estorsori


Dopo l'ennesima pretesa, il titolare di un pronto moda ha chiesto aiuto ai carabinieri che si sono presentati all'appuntamento fissato per versare 1.500 euro. Le richieste di denaro sono iniziate dopo il licenziamento di alcuni lavoratori. L'appello: "Abbiate fiducia nelle forze dell'ordine e denunciate"


Redazione


All'ennesima richiesta di denaro, dopo aver già pagato quasi 10mila euro, ha trovato il coraggio di chiedere aiuto ai carabinieri che nella serata di lunedì 15 novembre hanno arrestato due persone per estorsione. In carcere sono finiti due uomini di 38 e 56 anni, entrambi cinesi e incensurati. A metterli nei guai è stata la denuncia del titolare di un pronto moda in via Braga, anche lui cinese, 50 anni, stanco delle pretese sempre più frequenti e pressanti. Dalla richiesta di aiuto all'arresto sono passate poche ore: giusto il tempo necessario a organizzare l'imboscata. I malviventi sono stati bloccati dopo aver ricevuto dalle mani dell'imprenditore 1.500 euro in contanti, banconote precedentemente fotocopiate dagli investigatori per dimostrare senza ombra di dubbio il passaggio di denaro. Nella disponibilità dei due è stata trovata anche una torcia con taser incorporato.

La richiesta di soldi, stando al racconto fatto ai carabinieri, è iniziata la scorsa estate dopo che l'imprenditore ha allontanato dalla sua azienda alcuni operai cinesi irregolari. I taglieggiatori hanno prospettato la possibilità di ritorsioni da parte dei lavoratori, minacce precise contro l'abitazione prima e la fabbrica dopo. In più occasioni sono stati consegnati soldi per un totale di circa 10mila euro. L'ultima richiesta è arrivata nei giorni scorsi: tremila euro. L'imprenditore ha detto ai connazionali di essere in grado di pagare solo la metà e poi è andato a denunciare. All'appuntamento, fissato alle 20 di lunedì davanti ad un ristorante in via Pistoiese, c'è stata la consegna di 1.500 euro e, un attimo dopo, l'arresto. A velocizzare il lavoro degli investigatori è stato il supporto di un carabiniere che conosce la lingua cinese e che ha ascoltato una telefonata in vivavoce tra l'imprenditore e gli estorsori.
Le indagini continuano per capire se i due arrestati facciano parte di un'organizzazione che taglieggia i connazionali. “Riteniamo plausibile l'ipotesi che sia in atto un'attività mirata di estorsione nella comunità cinese – ha spiegato il tenente colonnello Sergio Turini – stiamo cercando di capire il ruolo e lo spessore dei due arrestati. Agli imprenditori cinesi, o a chiunque sia bersaglio di richieste di soldi e di minacce, chiediamo di avere fiducia nelle forze dell'ordine e di denunciare. L'operazione di lunedì scorso dimostra che siamo in grado di intervenire senza troppi formalismi”.

nt
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