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Chiedevano soldi ai cinesi, al via gli interrogatori di garanzia dei quattro parà arrestati


Oggi i primi due interrogatori: un indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, un altro ha chiesto e ottenuto un rinvio a giovedì quando davanti al giudice per le indagini preliminari compariranno anche gli altri due arrestati. L'Esercito li ha sospesi tutti dal servizio


Redazione


Sono cominciati oggi, lunedì 19 novembre, gli interrogatori di garanzia dei militari dell'Esercito in forza alla caserma Marini di Pistoia 183° Reggimento paracadutisti Nembo, destinati al servizio di vigilanza a Prato nell'ambito del progetto “Strade sicure”, arrestati giovedì scorso con l'accusa di concussione (leggi). I primi due ad essere convocati dal giudice per le indagini preliminari sono stati il caporal maggiore Emanuele Corrado Pepe che ha chiesto e ottenuto un rinvio di due giorni, e il soldato Mattia Carrabs che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Giovedì 22 toccherà ai parà Dimitri Dallai e Alessandro Ranieri Fazzi. Quest'ultimo e Pepe sono difesi dagli avvocati Alberto Rocca e Michele Nigro.
I quattro, subito sospesi dall'Esercito, sono finiti nei guai al termine dell'indagine che la Squadra mobile ha condotto tra maggio e luglio di quest'anno sotto il coordinamento del sostituto procuratore Lorenzo Gestri. Secondo l'accusa, i quattro, tutti nella stessa pattuglia, durante il loro turno di vigilanza avrebbero organizzato controlli su strada senza poterlo fare e fuori dal percorso loro assegnato. A essere fermati erano solo i furgoni condotti dai cinesi ai quali, stando a quanto emerso, venivano chiesti soldi – qualche decina di euro – per evitare multe. Otti i casi contestati ma le indagini proseguono perché il numero potrebbe essere più alto.
L'attività – questo hanno ricostruito gli investigatori – avveniva nella zona del Macrolotto 1, quella a più alta concentrazione di aziende cinesi. I cinesi, che successivamente hanno reso conferme alla polizia, venivano invitati ad esibire i documenti personali e quelli di trasporto e poi sollecitati a pagare somme in contanti per non andare incontro a multe salate. Cinquanta/cento euro per non pagarne 400/500, ma in una occasione i quattro parà si sarebbero accontentati di dieci euro perché il cinese di turno non aveva altro con sé. In un caso, al conducente cinese sarebbe stata prospettata una multa di 600 euro e la decurtazione di sette punti dalla patente per l'utilizzo del telefonino alla guida: il tentativo di intascare soldi, però, sarebbe sfumato per l'intenzione della 'vittima' di chiedere l'intervento dei carabinieri dopo aver contestato l'accertamento e l'ammontare della cifra chiesta. Ad un altro cinese, invece, sarebbe stato chiesto “un caffè”, tradotto in una banconota da 20 euro. Episodi che sono arrivati alle orecchie di due italiani coi quali i cinesi si sono confidati; confidenze tramutate poi in segnalazioni girate ai carabinieri e alla polizia circa le richieste di denaro avanzate dalla pattuglia dell'Esercito. Le indagini avrebbero trovato conferma anche in alcune intercettazioni oltre che nel riconoscimento fotografico fatto dai cinesi. Non solo: agli atti sono finite anche le conversazioni chat che i cinesi si scambiavano per segnalare la presenza della pattuglia “che ferma i veicoli chiedendo i soldi”.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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