Frammenti ossei probabilmente riconducibili ad una vertebra, una ciocca di capelli ed un paio di slip. Sono questi gli elementi più significativi rinvenuti ieri durante gli scavi avviati nei terreni di proprietà di Vasile Frumuzache, il killer reo confesso di aver ucciso le due connazionali Maria Denisa e Ana Maria, e nel casolare di Montecatini dove ha occultato entrambi i corpi. I carabinieri della sezione investigazioni scientifiche e il nucleo cinofili sono tornati, anche oggi, nell’abitazione del vigilantes 32enne. In una zona boschiva, che dista circa 300 metri dall’abitazione, è stato ritrovato un manufatto di mattoni con sopra le tracce di un rogo. Si tratta di una specie di basamento in materiale edile sul quale è stato appiccato il fuoco. Accertamenti anche dentro la casa nella quale viveva con la moglie ed i due figli, vicino all’orto e nel viottolo che costeggia una vigna.
Ieri la scientifica ha lavorato intensamente anche all’interno del box in lamiera nel quale è stata conservata, per un anno, l’auto riverniciata di Ana Maria Andrei la 27 enne uccisa nell’agosto del 2024. Per la procura, che insiste da giorni con le ricerche, Frumuzache potrebbe non aver raccontato tutta la verità. Ci sarebbero altre donne, altre vittime di questa assurda violenza, altri corpi e per questo si cerca in ogni angolo. Nel giardino dell’abitazione, nel quale ha ammesso di aver bruciato la testa di Denisa, i suoi indumenti e quattro coltelli, Frumuzache potrebbe custodire altri segreti ed oggetti appartenenti ad altre donne scomparse.
Per quanto riguarda invece la pista seguita dalle procure di Prato e Pistoia, resta alta l’ipotesi che l’uomo sia stato aiutato a compiere l’ultimo delitto. Frumuzache è davvero un omicida seriale o l’esecutore materiale assodato da bande di sfruttatori transnazionali nel giro della prostituzione per punire le ragazze che osavano ribellarsi? Secondo la Procura la lunga scia di delitti potrebbe non essere semplicemente una deriva individuale ma la conseguenza di un’attività criminale portata avanti da un gruppo di “controllori” di escort rumene. Che ruolo ha avuto, se lo ha avuto, l’avvocato calabrese 44enne indicato dalla super testimone come mandante del sequestro? Nella lista degli indagati, al momento, resta anche la madre di Denisa, Cristina Paun, responsabile secondo gli inquirenti di aver omesso e nascosto di aver comunicato con l’avvocato e di aver cercato con lui una qualche forma di mediazione privata per il rilascio della ragazza. L’uomo, secondo quanto ribadito dalla testimone, si sarebbe offerto di fare da tramite con la “banda di rapitori” che gestiva e controllava il giro di prostituzione con base nella Capitale. A rafforzare l’idea che quella sera, la notte tra il 15 e il 16 maggio, ci fosse più di una persona nel residence di via Ferrucci una testimonianza rilasciata dalla madre di Denisa che ha raccontato che la figlia era stata seguita, qualche giorno prima di scomparire, da due uomini
Riproduzione vietata