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Capannone distrutto dalle fiamme, ora è il rischio amianto a preoccupare. Sequestro probatorio per l’immobile


L'incendio è stato spento a tarda notte. Sul posto stamani i tecnici dell'Asl e dell'Arpat per verificare l'eventuale contaminazione da amianto. La copertura della fabbrica infatti, era in eternit e il crollo potrebbe aver provocato una dispersione di polveri e macerie. L'immobile è stato parzialemnte sequestrato dalla magistratura. Si profila un'altra notte da parenti e amici per le famiglie evacuate. Il racconto di una residente


Redazione


Domate le fiamme, ora è l'incubo amianto a fare da padrone nella zona industriale di Oste a Montemurlo e in particolare in via Ombrone dove ieri sera, sabato 28 febbraio, un vasto incendio ha distrutto una fabbrica di divani gestita da cinesi (LEGGI). E' confermato infatti, che la copertura, poi crollata, fosse in amianto.

Stamani, domenica 1° marzo, i tecnici dell'Asl e dell'Arpat, si sono recati sul luogo dell'incendio per constatare l'ampiezza dell'area interessata dalla presenza di macerie in eternit e dall'eventuale dispersione della pericolosissima polvere di amianto. Con loro anche un funzionario dei vigili del fuoco. A breve sarà presa una decisione su eventuali limitazioni di accesso alla zona. Una squadra del distaccamento dei vigili del fuoco di Montemurlo ha lavorato per tutta la giornata di oggi per la bonifica della fabbrica bruciata per evitare che sotto i cumuli di merce bruciata si nascondano pericolosi focolai. Le fiamme sono state domate a tarda nottata.
Il sostituto procuratore Francesco Sottosanti ha disposto il sequestro probatorio della parte dell'immobile che ospita la ditta bruciata, quella al piano inferiore e quella accanto che sono parzialmente danneggiate. Tutte e tre gestite sono da cinesi.
E' esclusa dai sigilli la parte del capannone che ospita altre due ditte, sempre cinesi,  non interessate dal rogo di ieri. Il sequestro è stato reso necessario per permettere ai vigili del fuoco di scoprire le cause dell'incendio. Al momento le certezze sono poche e di conseguenza non è esclusa alcuna ipotesi, neanche quella dolosa. Difficile ricostruire i fatti perchè i tanti cinesi presenti per strada al momento delle operazioni di spegnimento, dicono di non aver visto e sentito nulla. Non è neanche certo che al momento in cui sono partite le fiamme, gli operai, tutti fuggiti, stessero lavorando. Si presume di si considerato che i pochi testimoni italiano riferiscono di una sorta di fuggi fuggi generale quando il rogo ha avvolto la fabbrica. L'unica cosa certa è che all'interno non c'erano dormitori o stanzette abusive.
Per le sei famiglie, di cui due cinesi, che abitano nella palazzina adiacente alla fabbrica bruciata, è stata una notte da incubo. Tra loro c'è anche un bimbo di sei mesi, portato al sicuro avvolto da una coperta. Hanno tutti dormito da parenti e amici e dovranno fare altrettanto anche questa notte. Stamani presto si sono nuovamente presentati davanti alle proprie abitazioni per constatarne i danni e poter entrare, accompagnati dai vigili del fuoco, a prendere qualche effetto personale. Una delle situazioni più critiche è quella della famiglia di Adelaide Mazzuca. Sua madre ha difficoltà respiratorie che la costringono a usare costantemente l'ossigeno. Non appena è stata fatta evacuare con il resto della famiglia, è stata portata a casa di una delle figlie: "Mia madre non fa che piangere – racconta Adelaide – in quella casa ha i ricordi di una vita. Siamo nati tutti lì, ci sono le nostre foto, i nostri momenti più belli. Siamo disperati perchè la mamma ha una pensione di 700 euro al mese e i danni alla casa sono ingenti tra porte, veranda, vetri e allagamento a cui sono stati costretti i vigili del fuoco. Speriamo nell'assicurazione".
Se l'allontanamento dalle abitazioni sarà prolungato il sindaco Lorenzini si dichiara disponibile a trovare una soluzione d'emergenza specificando però che al momento non ci sono case disponibili: "La prossima settimana dobbiamo affrontare tre sfratti e non abbiamo abitazioni a disposizione. Si tratterebbe di utilizzare affittacamere in caso gli evacuati non abbiano una rete familiare che li aiuti". Il proprietario della fabbrica bruciata, un italiano, è stato rintracciato poche ore fa. In corso l'identificazione del titolare della ditta cinese andata in fiamme e quelli delle altre due ditte coinvolte e sotto sequestro.
Sull'ennesimo rogo di un capannone ospitante ditte cinesi interviene anche il consigliere comunale di Prato Libera e Sicura, Aldo Milone che, ricordando la tragedia di via Toscana del 1° dicembre 2013 e la conseguente decisione della Regione di assumere oltre 70 ispettori Asl per controllare tutte le aziende cinesi, si chiede se "questa ditta è stata già controllata dagli Ispettori dell'Asl nell'ambito di quel progetto faraonico, 13 milioni di euro, voluto dal Presidente della Regione Toscana, Rossi. Un progetto, lo ripeto per l'ennesima volta, che si limita a controllare soltanto le condizioni degli impianti elettrici tralasciando altre violazioni gravi quali lo sfruttamento dei lavoratori al nero e dei clandestini". Alla domanda risponde indirettamente il sindaco di Montemurlo, Mauro Lorenzini, attestando che il capannone era stato controllato dalla polizia municipale due volte. A giugno 2013 era stato sequestrato interamente mentre nell'ottobre successivo solo una parte. Secondo quanto afferma il primo cittadino, era in programma un terzo controllo di tipo interforze.  

E.B.
Edizioni locali: Montemurlo
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