Ancora caos al carcere della Dogaia dove la grave situazione di sovraffollamento – 648 detenuti a fronte di una capienza di 589 posti – ha aumentato le criticità a scapito non soltanto della polizia penitenziaria costretta a governare il sempre più frequente insorgere di principi di anarchia, ma anche del personale sanitario costretto, per fare riferimento agli ultimi episodi, a chiudersi dentro l’infermeria per evitare accessi non autorizzati da parte dei reclusi che si fermano in quell’area a fare attività sportiva. Medici e infermieri, insomma, ‘sequestrati’ durante la permanenza dei detenuti negli spazi su cui si affaccia l’ambulatorio. Ad alzare la voce è il sindacato che ormai da anni denuncia con forza ciò che accade nella casa circondariale. In una lettera inviata al direttore del carcere e al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, è la Uil a far suonare per l’ennesima volta l’allarme. A destare la maggiore preoccupazione è la tracotanza dei detenuti e la loro libertà di movimento all’interno della struttura. “La movimentazione che avviene in maniera libera – si legge nel documento – sta diventando un serio problema per la sicurezza interna. Si assiste a scene di detenuti che forzano i cancelli pur di andare dove vogliono, tanto sanno che non verranno puniti”. Il segretario generale del coordinamento territoriale Uil polizia penitenziaria, Ivan Bindo, parla di “richieste di aiuto che il personale sanitario ha fatto alla questura di Prato” e di quanto sia difficile la gestione in alcune sezioni, “come l’ex Polo universitario, vista la promiscuità dei detenuti che utilizzano i passeggi del reparto Alta sicurezza per fermarsi con i ristretti di questa sezione”.
Tra gli altri episodi denunciati quelli che si verificano nel reparto Colloqui: “La polizia penitenziaria costretto quotidianamente a chiedere supporto per il caos che si crea per il fatto che, nonostante le prenotazioni, alcuni detenuti decidono di recarsi a effettuare le videochiamate quando vogliono senza rispettare il programma. Il senso di impunità da parte della popolazione detenuta e lo sconforto del personale di polizia penitenziaria che lavora in queste condizioni – conclude Bindo – stanno dando un cattivo segnale anche ai nuovi colleghi assegnati alla Dogaia. Serve un intervento immediato”.
Diversi gli agenti arrivati alla casa circondariale con le ultime assegnazioni: si tratta di giovani proveniente dalle scuole e con una formazione ridotta ad appena quattro mesi per accelerare l’ingresso di nuove forze nella polizia penitenziaria. “Formazione non adeguata a gestire la complessità del sistema carcerario e della Dogaia in particolare”, il commento dei sindacati.
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