“Se urli ti uccido”, e giù pugni e schiaffi, sigarette spente sul corpo e anche una corda usata come frusta. Una spirale di violenza dalla quale la vittima, una donna cinese di 40 anni, ha trovato il coraggio di uscire denunciando il convivente, un connazionale di 31 anni che ieri, lunedì 27 luglio, è stato arrestato dalla squadra mobile della questura di Prato dopo che il sostituto procuratore Laura Canovai ha chiesto e ottenuto dal tribunale la misura di custodia cautelare in carcere con l'accusa di maltrattamenti. La donna lo ha denunciato nelle settimane scorse dal suo letto d'ospedale dopo essere stata ricoverata in seguito all'ennesima aggressione. A ritrovarla in mezzo alla strada, il 4 luglio, furono dei passanti che chiamarono il 118. I soccorritori, in un primo momento, pensarono ad una aggressione a scopo di rapina. La verità è emersa nei giorni successivi quando l'uomo si è presentato all'ospedale e lei non solo ha rifiutato l'incontro ma ha deciso di chiedere aiuto. Drammatico il racconto fatto agli investigatori. Le aggressioni, a detta della donna, sarebbero cominciate a ottobre dello scorso anno e sarebbero proseguite in un crescendo di violenza. La quarantenne ha raccontato di essere stata picchiata, costretta ad avere rapporti sessuali, colpita in più occasioni con pugni in faccia. Il 4 luglio, quando fu ritrovata in mezzo alla strada, il convivente, stando alla denuncia, l'aveva picchiata, buttata sul letto e poi aveva appiccato il fuoco alle coperte. Lei, in preda al panico, aveva tentato di scappare ma prima di riuscirci era stata presa per i capelli e trascinata, tenuta a terra con la forza e con una mano sulla bocca per impedire che urlasse. Una furia cieca interrotta solo dal malore accusato dalla donna. All'ospedale i medici firmarono un referto di 4 giorni per policontusioni riferibili ad una aggressione. L'uomo, arrestato per maltrattamenti, è difeso dall'avvocato Eleonora Bonacchi.