Aperto, instaurato e rinviato all’autunno il processo alla donna di 83 anni che lo scorso 29 settembre, a Vernio, uccise il marito 87enne, malato da tempo di Alzheimer, e poi tentò il suicidio. L’anziana, difesa dall’avvocato Alberto Rocca, è accusata di omicidio volontario. I giudici della Corte d’assise di Firenze si sono riservati sulla richiesta della difesa di sottoporre l’imputata ad una perizia psichiatrica per stabilire il grado di intendere e di volere al momento del fatto, e anche per accertare quali e quante ripercussioni psicologiche ha provocato l’assistenza al marito affetto dalla grave patologia. Ammessi tutti i testimoni indicati dall’avvocato Rocca, mentre il pubblico ministero, Alessia La Placa, dopo l’acquisizione degli atti resa possibile dal consenso della difesa, ha rinunciato ai suoi.
La donna soffocò il marito e poi tentò di tagliarsi la gola con un coltello da cucina. Un dramma familiare che colpì tutta la comunità che conosceva la malattia dell’uomo e la dedizione della donna. L’anziana, che poi fu arrestata, fu salvata dall’intervento dei soccorritori mentre per il marito non ci fu nulla da fare. A dare l’allarme fu il figlio della coppia che avvertì i carabinieri dopo le chiamate al telefono rimaste senza risposta. Un silenzio che generò subito grande preoccupazione nell’uomo che per motivi di lavoro vive altrove ma che si è sempre occupato dei genitori. I militari, arrivati sul posto, si trovarono davanti alla tragedia. Una tragedia che fu subito relegata alla profonda prostrazione dell’anziana che si era sempre e completamente dedicata alla cura del marito fino a farne l’unica ragione di vita. Un impegno che, evidentemente, aveva consumato l’anziana fino all’estremo gesto: su questo insiste l’avvocato difensore.
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