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Dopo il console anche l’ambasciatore. Prosegue l’offensiva diplomatica della Cina nei confronti dei controlli fatti nelle aziende del distretto parallelo. E stavolta a scendere in campo è addirittura il massimo rappresentante in Italia del governo di Pechino, l’ambasciatore Sun Yuxi che ha diffuso una nota ufficiale dove chiede “controlli uguali per tutti” a proposito dell’ultima operazione della squadra interforze nei capannoni gestiti da cinesi a Prato. Un segnale, forse, che effettivamente il giro di vite nei controlli, condiviso da governo e enti locali, sta iniziando a colpire nel vivo gli interessi della comunità cinese, soprattutto da quando i provvedimenti hanno iniziato a colpire direttamente l’attività economica, con il sequestro degli immobili e delle attività.Comunque, dopo le dure parole del console a Firenze, che aveva parlato di metodi nazisti, è ora l’ambasciatore a intervenire: ”Chiediamo uguaglianza per tutte le comunità di immigrati – dice -. Le forze dell’ordine italiane devono regolare i loro standard per le procedure di controllo su una base di uguaglianza”. L’ambasciatore intendeva riferirsi al maxicontrollo di ieri, coordinato dai carabinieri, che ha portato alla chiusura di sette ditte cinesi e al rintraccio di 22 clandestini. Nel riportare i fatti, però, il numero uno della diplomazia cinese in Italia ha fatto un po’ di confusione, citando numeri e cifre dell’operazione svolta in via Rossini qualche giorno fa: ”Sono stati usati piu’ di cento uomini, elicotteri e cani” ha infatti detto. Ammettendo che possono esistere episodi ”isolati” di violazione della legge, il diplomatico ha sottolineato che ”la parte cinese rispetta le decisioni del governo italiano per garantire i diritti degli immigrati e far rispettare la legge”.