Ancora un’aggressione alla polizia penitenziaria nel carcere di Prato. L’ultimo fatto di una lunga serie risale al pomeriggio di ieri, domenica 9 marzo. Un agente è stato colpito al petto da un detenuto italiano rinchiuso nel reparto ‘collaboratori di giustizia’ al culmine di una discussione legata ai tempi di attesa per le videochiamate. Immediato l’intervento dei colleghi del poliziotto penitenziario che è stato trasferito al pronto soccorso per accertamenti al termine dei quali i sanitari hanno rilasciato un referto con prognosi di cinque giorni. Un’aggressione che fa nuovamente insorgere il sindacato. “La casa circondariale di Prato, istituto di primo livello, da circa due anni è priva di un direttore e da oltre tre anni è priva di un comandante titolare, una situazione che si protrae nonostante le ripetute promesse di intervento – si legge in una lettera che Donato Nolè, della Fp Cgil nazionale ha inviato, tra gli altri, al sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, al capo dipartimento Amministrazione penitenziaria e al provveditore regionale, al direttore e vicedirettore generale del personale statale – è inconcepibile che si continua con questa gestione approssimativa”.
Nella lettera si fa riferimento alla visita fatta alla Dogaia proprio dal sottosegretario Delmastro: “Il 3 giugno 2024 dichiarò pubblicamente ai lavoratori che a settembre sarebbe arrivato un direttore titolare: oggi, a distanza di mesi, questa promessa è rimasta disattesa, aggravando ulteriormente il senso di abbandono vissuto dal personale. La situazione di estremo disagio è sotto gli occhi di tutti alla Dogaia e denunciamo di nuovo le condizioni di lavoro insostenibili e di elevata pericolosità”.
Intanto si avvia a scadenza l’incarico temporaneo nel comandante il cui sostituto non sarebbe stato ancora indicato. “Riteniamo tutto ciò – conclude Nolè – gravissimo e non più tollerabile. Chiediamo con forza il rispetto degli impegni e che, con la massima urgenza, vengono adottate soluzioni concrete per garantire una direzione stabile al carcere e il ripristino di condizioni di lavoro dignitose per il personale”.
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