I militari dell’Esercito per replicare il modello ‘Strade sicure’ nelle corsie dell’ospedale, e i buttafuori per risolvere al pronto soccorso, così come si fa in discoteca, le situazioni a rischio. Un po’ fantasia e un po’ no in mancanza della misura più banale, per quanto normale, che ancora non è stata presa, anzi ripristinata: il posto fisso di polizia h24 (operativo però, non un ufficio per le denunce) al Santo Stefano dove lunedì notte, nel reparto di psichiatria, un paziente ha scaraventato una panchina addosso ai sanitari, ha afferrato una infermiera per i capelli e l’ha trascinata per tutto il corridoio, si è scagliato contro un’altra infermiera e una operatrice Oss ferendo anche loro. E dove, la scorsa notte, al pronto soccorso, un uomo ha spaccato una porta a vetri con il lancio di una fila di poltroncine. Ultimi fatti di un lungo elenco. Anzi, di un lunghissimo elenco.
“Inaccettabile venire aggrediti sul posto di lavoro – il commento di Alfredo Mazzarella, dirigente Uil Fpl – ci siamo completamente abbandonati. Più sicurezza attraverso investimenti per mettano al sicuro i dipendenti e anche i cittadini che per bisogno frequentano l’ospedale. Chiediamo all’azienda di avviare un confronto con le organizzazioni sindacali in modo da individuare, quanto prima, misure efficaci. Posto di polizia sì ma arrivati a questo punto forse non è sufficiente: qui servono i militari e i buttafuori per dare una risposta radicale a un problema grande e grave”.
Nei mesi scorsi, in seguito all’ennesima aggressione, il prefetto aveva riunito il Cosp e alla fine di diverse ore di confronto, erano state annunciate diverse iniziative ma escluso il posto di polizia h24. “Sarebbe un buon deterrente – dice Massimo Cataldo, segretario Fp Cisl Firenze Prato – accanto a questo anche una campagna di sensibilizzazione per spiegare come e perché si accede alla struttura sanitaria”. Cataldo amplia il ragionamento: “Dobbiamo finalmente capire che non tutto quello che accade può essere messo sullo stesso piano: il pronto soccorso è un luogo delicato che non potrà mai essere uguale ad un reparto o ad un front office perché qui arrivano persone con difficoltà, persone in condizioni psichiche provate. Altra cosa sono le aggressioni e i danneggiamenti in altre aree del Santo Stefano dove si può e si deve parlare di intenzionalità, volontarietà”.
Di certo c’è che il pronto soccorso è spesso sotto attacco in quanto approdo di emarginati, delinquenti, tossicodipendenti, persone con disagio mentale. Il personale in servizio – medici, infermieri, Oss – fa quello per cui è pagato: visitare e curare. La sicurezza è un’altra cosa e da che mondo è mondo, per quello che ne sappiamo, la sicurezza è compito delle forze dell’ordine. Che, va detto anche questo, capita che lascino nelle mani di medici e infermieri lo sbandato di turno con tutti i rischi annessi anche per gli altri pazienti e per i loro familiari.
Il Santo Stefano, a giudicare dalla quantità di cronaca che registriamo, ha bisogno di più sicurezza. E’ un fatto, non una percezione.
E’ talmente un fatto che il tema sarà all’ordine del giorno del prossimo Cosp, concordato tra prefettura e Comune di Prato. La sindaca, Ilaria Bugetti, ribadirà a quel tavolo la necessità di aumentare i controlli in ospedale: “Il Governo rafforzi gli organici, la sicurezza non si fa con i proclami”. Un appello è stato rivolto al Governo e ai parlamentari di maggioranza. (nadia tarantino)