Telecamere di sorveglianza, dispositivi Gps, la presenza di almeno due volontari sul mezzo che effettua un servizio di trasporto sociale: sono le richieste delle associazioni Progetto Futuro, Orizzonte Autismo, Associazione Italiana Persone Down l’Occasione e i genitori del gruppo informale del Giovannini, in seguito all’episodio di violenza sessuale su due disabili da parte di un 68enne iscritto ad un’associazione di volontariato (leggi) .
“Abbiamo aspettato diversi giorni prima prima di scrivere – è il passaggio di una lettera aperta inviata ai giornali- in attesa che le istituzioni si esprimessero sulla questione e che il tema diventasse di pubblico sgomento, come è sempre avvenuto per altri casi di cronaca. Ma non è successo, come se i corpi delle nostre figlie e figli avessero meno importanza di quelli di chi non ha disabilità, senza scordare che ad aggravare il tutto c’è la mancanza di strumenti, per loro, per sanare, col tempo, le ferite: se qualche anno di psicanalisi può alleviare il peso di una violenza passata, coi nostri ragazzi questo non può accadere, si porteranno dentro per sempre paura, dolore, vergogna”. I familiari vivono in uno stato di perenne ansia e paura, da una parte perché non sanno se anche i loro ragazzi sono stati affidati al volontario che poi è stato arrestato, ma anche perché se fosse avvenuta una violenza sessuale, non lo saprebbero mai“. “Molti di noi ancora non sanno se il volontario arrestato abbia trasportato anche il proprio figlio- è un altro passaggio della lettera – visti i tanti servizi che fa l’associazione in questione e visto che i nostri ragazzi non sarebbero in grado di raccontarci di eventuali violenze”. Le associazioni sono consapevoli che molti volontari sono assolutamente degni di fiducia, ma dall’altra parte sanno anche che maltrattamenti e violenze sui disabili, sui malati e sugli anziani già avvenuti creano dei precedenti che non possiamo dimenticare.
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