Una catena di ditte ‘apri e chiudi’ lunga più di venti anni, dal 2002 al 2023, con una evasione fiscale e contributiva superiore a tre milioni di euro. La procura di Prato ha chiuso le indagini a carico di quattro cinesi e un italiano accusati a vario titolo di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Per quattro imputati è stato disposto il giudizio immediato, mentre uno ha optato per il patteggiamento. L’inchiesta aveva portato ad emettere quattro misure cautelari personali coercitive e interdittive, e al sequestro di quattro aziende, un immobile e disponibilità economiche per un valore di oltre 2 milioni 200mila euro. Attraverso il sistema, ormai consolidato nella comunità cinese, delle ditte ‘apri e chiudi’, gli imprenditori di fatto hanno potuto realizzare i loro affari senza pagare le tasse; tutto ciò grazie a prestanome che, uno dopo l’altro, per oltre venti anni, si sono avvicendati nelle varie imprese aperte e chiuse in tempo per evitare il fisco.
La guardia di finanza, coordinata dalla procura, ha individuato, nel corso delle indagini, un imprenditore che ha attribuito fittiziamente sette aziende a un numero imprecisato di prestanome. Prestanome e ditte che cambiavano in continuazione lasciando debiti anche rilevanti al fisco e, allo stesso tempo, investendo il denaro illecito (una parte usato per acquistare un magazzino da oltre un milione di euro). L’inchiesta ha fatto emergere anche un giro di fatture per operazioni inesistenti che ha coinvolto cinque imprese del distretto pratese.
Venti anni di ditte ‘apri e chiudi’: oltre tre milioni di euro di evasione fiscale. Cinque a processo
La procura ha chiuso l'inchiesta e disposto il giudizio immediato per quattro cinesi e un italiano. Uno degli imputati ha optato per il patteggiamento. Ricostruito un vasto sistema di aziende intestate a prestanome e chiuse prima dell'arrivo del fisco
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