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Un mese fa l’esplosione al deposito di Calenzano, nel mirino i lavori di manutenzione eseguiti insieme al carico di benzina


Anniversario senza iniziative in via Erbosa dove il 9 dicembre sono morte cinque persone e ventisei sono rimaste ferite. L'inchiesta della procura va avanti a ritmo serrato: ieri nuovo sopralluogo e nuove perquisizioni con sequestro di documenti


Nadia Tarantino
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Un mese. Un mese esatto dall’esplosione al deposito Eni a Calenzano, da quel boato che smosse perfino i sismografi, da quella palla di fuoco schizzata lontano e visibile a chilometri di distanza. Un mese dalla morte degli autotrasportatori Vincenzo Martinelli, 51 anni, residente a Prato come il collega Carmelo Corso di 57, di Davide Baronti, 49 anni, di Bientina, degli operai Gerardo Pepe, 45 anni, della provincia di Potenza, e Franco Cirelli, 50, della provincia di Matera. Cinque morti e 26 feriti, due dei quali  –  Emiliano Braccini, 51 anni, di Collesalvetti (Livorno) e Luigi Murno, 37 anni, della provincia di Potenza – stanno ancora lottando per la vita al centro Grandi ustioni di Pisa. Un anniversario senza iniziative, senza neppure un fiore. Ieri il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, ha autorizzato un nuovo sopralluogo nello stabilimento e ha ordinato altre perquisizioni e acquisizioni di documenti. Un’attività integrativa, dopo quella già fatta nelle ore successive all’esplosione, finalizzata a “individuare le responsabilità”. Aumenta, dunque, il volume del fascicolo e altro materiale si è aggiunto a quello già prelevato nelle sedi di Eni e nelle sedi delle società per le quali lavoravano le vittime, a cominciare da Sergen, azienda specializzata nella manutenzione di impianti petroliferi. Autotrasportatori e manutentori stavano svolgendo le rispettive attività a pochi metri di distanza e negli stessi momenti, secondo quanto ricostruito fino ad ora: da una parte il rifornimento di carburante, dall’altra l’intervento su una linea di benzina dismessa. Due attività inconciliabili tra loro? Saranno gli esperti in esplosivistica, chimica, incendi, impiantistica strutturale e sicurezza sul lavoro nominati dal procuratore per redigere una perizia, a dire se la mattina del 9 dicembre, al deposito Eni, le diverse lavorazioni abbiano creato una influenza irreparabile, un conflitto irreversibile che ha provocato l’esplosione. Le immagini delle telecamere installate nel deposito hanno fornito un grosso contributo alle indagini condotte dai carabinieri, dai vigili del fuoco e dai tecnici della Asl, e il lavoro dei consulenti farà il resto.
La perizia è attesa per metà febbraio. Il procuratore, fin dal primo momento, ha detto che questa inchiesta è la priorità assoluta. Gli investigatori continuano la loro attività a ritmo serrato, senza sosta: ricostruire, tassello dopo tassello, la tragedia e individuare le responsabilità.
In via Erbosa la vita è ripresa. Le aziende sono aperte, quasi tutti i residenti sono tornati nelle loro case. I segni dell’esplosione sono ancora visibili: infissi saltati, vetrate frantumate. Nulla qui sarà più come prima, qui come nel resto di Calenzano. Lo sanno tutti ed è per questo che domani ci sarà il primo dei tre incontri organizzati dal Comune con un gruppo di psicologi che aiuterà i cittadini a elaborare l’esperienza che ha colpito nel profondo il territorio.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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